Con 2258 abitanti, nella provincia di Avellino e confini con quella di Benevento, nelle verdi Valli del Calore e dell’Ufita, sorge il borgo collinare di Bonito. In passato, spesso protagonista di spiacevoli fenomeni naturali, è oggi uno dei “borghi dei colori” italiani in cui sono accorsi street artist da tutto il mondo e riqualificato la località.

Bonito

Bonito sorge durante il medioevo in un territorio anticamente noto per la sua fertilità. A testimoniare il suo passato medievale c’è il castello longobardo, a pianta quadrata, del quale rimangono quattro torri cilindriche e il ponte elevatore in legno.

Pare che però le sue origini siano ancora più remote. Questo è confermato dalla presenza dei ruderi di antiche terme, rinvenuti nei pressi di una sorgente di acqua minerale, detta Vetecala o Veticale, in località Marroni, nei pressi del paese.

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La mummia di Bonito

La mummia di Bonito

Bonito ha una mummia. Ebbene sì e non ha nulla a che fare con l’Egitto.

La mummia in questione è Vincenzo Camusso, personaggio ignoto che i bonitesi venerano da più di due secoli come un santo e che chiamano affettuosamente Zì Vicenzo. Questa modalità di sepoltura è tipica del XVII – XVIII sec.: a quel tempo c’era l’usanza di essiccare i cadaveri, che venivano messi nei sotterranei e posti su una seduta circolare in pietra con al centro un buco, sotto al quale c’era della sabbia dove avveniva la scolatura dei liquidi.

Attualmente la mummia si trova in una piccola cappella dietro la chiesa di Bonito ed ancora non si sa molto su di essa. Una cosa è certa però, a detta di molti abitanti essa sembra avere poteri taumaturgici. Molte sono infatti le persone che si sono recate a Bonito, anche dall’estero, per chiedere una grazia a Zio Vicenzo. Nel tempietto ci sono infatti numerose immagini ex-voto di gente graziata.

Il genio e l’estro di Salvatore Ferragamo nasce a Bonito

Il genio e l’estro di Salvatore Ferragamo nasce a Bonito

Bonito ha dato i natali nel 1898 al famosissimo mago delle calzature Salvatore Ferragamo. Qui ha cominciato a coltivare la sua passione fin da bambino creando scarpe per le sue sorelle.

Dopo un periodo come praticante a Torre del Greco, apre il suo primo negozio a Bonito. Poi lascerà definitivamente Bonito, per sbarcare negli Stati Uniti e trovare il successo definitivo ad Hollywood, dove diventerà il Calzolaio delle Star.

Infine, tornerà definitivamente in Italia, stavolta a Firenze, dove aprirà il suo impero della calzatura femminile, ancora oggi sinonimo di qualità, lusso ed eleganza.

Il Museo delle Cose Perdute di Bonito

Il Museo delle Cose Perdute di Bonito

A Bonito c’è un signore, Gaetano Di Vito che da quando aveva 10 anni colleziona oggetti rari e di uso comune. Oggi ne ha 45 di anni e la sua passione si è trasformata in un museo, una vera collezione da guinness dei primati.

Il museo si trova in un appartamento in Vico Masaniello, donato a Gaetano da un’anziana nobildonna del paese. Nel museo si trovano oggetti dall’origine più disparata: da antichi oggetti agricoli fino a un pezzo di meteorite trovato nelle campagne bonitesi.

Il museo è aperto ogni giorno e per visitarlo vi basterà contattare il suo ideatore che vi farà piacevolmente da Cicerone.

Bonito e la sua Street Art

Bonito e la sua Street Art

Dal 2011 che Bonito è divenuto un vero e proprio museo a cielo aperto. Le opere sono di grosse dimensioni e ricoprono le pareti di case non più abitate o su facciate di edifici di edilizia pubblica, che non impattano con la tradizione artistica precedente, ma anzi, la rinnovano e la rendono più raffinata. Queste opere di street art hanno permesso di intendere lo spazio comune in maniera diversa e facendo di Bonito una meta irpina obbligatoria.

Tutto ciò è avvenuto per intuizione del Collettivo Boca che con il suo festival ha fatto sì che Bonito ospitasse artisti del calibro di Basoletti, Millo, Tellas, Giulio Vesprini, Alex Senna, Diego Miedo, Arp, Milu Correch, Camilla Falsini, Nemo’s, Poki, Collettivo Fx, Guerrilla Spam, Bifido, Andrea Casciu, Irene Lasivita, Carlos Atoche. Essi con relazioni, esperienze e confronto hanno lasciato un a traccia non solo artistica, ma soprattutto umana.

Uno dei murales più belli al mondo è a Bonito

Uno dei murales più belli al mondo è a Bonito

A Bonito si trova Genesi, opera dello street artist argentino Francisco Basoletti, considerata dagli esperti uno dei murales più belli al mondo.

L’opera copre tre muri che hanno come tema centrale il fuoco, che ha ridisegnato Bonito a seguito della potenza distruttiva di frane e terremoti, ma tuttavia generoso di frutti della terra.

Tre opere da leggere come un’unica evanescente figura. Il ventre femminile, rappresentazione dell’universo, cela l’uovo cosmico, primordiale nucleo di energia vitale. Le sue mani porgono l’oro liquido, la scintilla presente in tutte le cose. I suoi occhi invitano a seguire il tenue filo luminoso che guida le nostre esistenze nel labirinto del mondo.

L’opera è stata scelta tra 50 murales realizzati tra Parigi, Berlino, Londra e New York, da artisti internazionali come Banksy, Os Gemeos, Artez, Natalia Rak e tanti altri.

Credits Photo: Collettivo Boca

Collettivo Boca

Collettivo Boca

Collettivo Boca è un’associazione composta da professionisti, ricercatori e appassionati che operano nell’ambito della creatività urbana. L’associazione attua e promuove pratiche ed interventi finalizzati alla valorizzazione dei contesti urbani e rurali, ponendo l’arte pubblica contemporanea al centro dei processi di rigenerazione territoriale.

L’idea nasce nel 2011, quando un gruppo di amici si lascia ispirare dalla street art e lo storico quartiere argentino Boca, simbolo della libertà artistica e consapevolezza urbana.

Impronte Festival: Street Art e Salvatore Ferragamo

Impronte Festival: Street Art e Salvatore Ferragamo

Sempre grazie all’iniziativa del Collettivo Boca, dal 2016 si svolge a Bonito e in altre località dell’Irpinia il festival d’arte urbana Impronte. Attraverso la street art si rende omaggio a Salvatore Ferragamo, uno dei più interessanti designer italiani, nato a Bonito.

Lo scopo della rassegna è quello di promuovere la conoscenza dell’eclettica personalità del “calzolaio dei sogni” attraverso il confronto di due differenti forme artistiche. Il tutto svolgendosi sempre nello spazio urbano e non perdendo di vista la sua riqualificazione e rinnovata fruizione.

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