Carla Fracci è stata una tra le più importanti figure del mondo della danza classica che con la sua grazia e tenacia ha conquistato tutti i teatri del mondo.
“Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d'élite, relegato alle scatole d'oro dei teatri d'opera. E anche quand'ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio… Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato.”
I primi passi nel mondo della danza
Carla Fracci nasce nel 1936 a Milano in una famiglia di umili origini, il padre tramviere e madre operaia. Mosse i suoi primi passi nel mondo della danza grazie al consiglio di alcuni amici di famiglia, che suggerirono ai suoi genitori di iscriverla presso una scuola di ballo dopo averla vista danzare in casa. Così nel 1946, all’età di 10 anni, la Fracci prese parte ai provini per la Scala di Milano dove la direttrice colpita dal suo viso e dalla sua leggerezza nei movimenti decise di farla partecipare alle lezioni. Durante i suoi anni di studio alla Scala ebbe come insegnati Vera Valkova, Edda Martignoni e Paola Giussiani che colpite dal suo talento, a soli 12 anni la scelsero come comparsa ne La bella addormentata con Margot Fonteyn.
"All'inizio non capivo il senso degli esercizi ripetuti, del sacrificio, dell'impegno mentale e fisico sino al dito mignolo” raccontò Carla Fracci in un’intervista sui suoi inizi riferendosi al giorno in cui, affascinata dalla danza di Margot Fonteyn, aveva visto in una pausa il coreografo avvicinarsi e correggerle la posizione del dito mignolo. Ma l’incontro con questa grande ballerina le fece comprendere che i sacrifici, lo studio e la disciplina possono produrre poesia, iniziando a vivere il teatro come una seconda casa.
Nel 1954 si diplomò e l’anno successivo fu chiamata a far parte del corpo di ballo della Scala. Il 3 marzo 1955 danzò ne “Le spectre de la rose” con Mario Pistoni nella stessa serata in cui Maria Callas debuttò con “La Sonnambula” di Vincenzo Bellini. Questo balletto fu per la Fracci il suo “passo d’addio”, ovvero un momento durante il quale i giovani che avevano concluso il periodo di studi al Teatro La Scala mettevano in mostra tutto il loro talento. In seguito il 31 dicembre dello stesso anno ebbe il suo debutto trionfale con la Cenerentola nel noto teatro milanese, rendendo indimenticabile la serata di fine anno.
Una carriera ricca di successi
Nel 1958 all’età di 22 anni Carla Fracci fu nominata prima ballerina del Teatro La Scala Di Milano. Da questo momento in poi la sua carriera di ballerina fu luminosa e ricca di successi, grazie anche alla sua straordinaria capacità interpretativa che le aprì le porte di tutti i teatri del mondo e le diede accesso ai ruoli principali nei balletti. Tra i più popolari ricordiamo le sue interpretazioni di Giulietta, Swanilda nel balletto di Coppelia, Francesca da Rimini, Medea e Giselle che è sicuramente il personaggio che la rese famosa, nei panni della giovane contadinella innamorata, coi capelli sciolti e un leggerissimo tutù, le permise di entrare a far parte per sempre nella storia del balletto. Dopo la prima di Giselle, che si tenne a Londra nel 1959 al Royal Festival Hall, si tennero moltissime altre repliche in tutto il mondo e tra le più suggestive ricordiamo quella con Erik Bruhn al M.E.T. e l’altra con Nureyev nel 1963, che incanterà il mondo per anni.
"Ballare con Rudolf era una sfida. Carattere difficile. Eccentrico e competitivo. Ma di grandissima generosità. Era inammissibile per lui che nel lavoro non ci si impegnasse. E per guadagnarsi la sua stima, bisognava essere più forti e uscirne vittoriosi" con queste parole la Fracci ricordò anni dopo l’incontro con il grande ballerino.
Nella sua lunga carriera è stata nel corpo di ballo di compagnie di tutto il mondo come il London Festival Ballet, il Sadler's Wells Ballet, ora noto come Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet.
Negli anni Carla Fracci è diventata senza dubbio una figura cardine nel panorama della danza classica. Eugenio Montale dedicò lei una poesia “La ballerina stanca” riferita al suo periodo di maternità presentandola quasi come un’ammalata che si sta ristabilendo poiché durante la gravidanza le era impossibile danzare, ma ora che stava riacquistando la forma e quindi ritornando a ballare, non sarebbe stata più una creatura celeste come una nuvola per aver dato alla luce un figlio, bensì terrestre, eppure sempre speciale e straordinaria grazie alla magia artistica della danza e tutti si accorgeranno che, senza di lei, i balletti sembrano sfilate di morti.
Inoltre nel 1981, il New York Times la definì “la prima ballerina assoluta”, sottolineando il suo grande talento e l’importanza internazionale che ormai aveva raggiunto. Tra i tanti riconoscimenti nella sua carriera c’è anche il premio del Senato che le è stato conferito lo scorso anno.
Una vita dedicata in favore della danza
Nel corso della sua carriera la Fracci si è sempre battuta a favore della danza e contro la sua svalutazione opponendosi allo smantellamento dei Corpi di Ballo dalle fondazioni liriche, anche con un appello nel 2012 all'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il ballo classico ha dato prestigio al nostro Paese ed è triste che oggi sia considerato residuale. Un'arte nobile come questa non può essere trattata come una Cenerentola". Inoltre lei stessa si è sempre impegnata in prima persona a mantenere vivo lo spirito della danza in tutte le occasioni nel quale ha diretto vari Teatri come il Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli alla fine degli anni Ottanta, poi nel '96 quello dell'Arena di Verona, e dal 2000 al 2010 la compagnia di danza all'Opera di Roma, tuttavia sempre nel rimpianto, della mancata direzione del balletto alla Scala dove proprio per questi dissapori non ha più ballato dal '99.
Nel gennaio 2021 il nuovo direttore della Scala, Manuel Legris, ha invitato Carla Fracci a tenere due masterclass su Giselle, che nel tempo è stato consacrato come il “suo” personaggio, ricucendo così quella rottura. "Mi ha toccata l'accoglienza di tutto il teatro, il lungo applauso. Ho sentito rispetto e gratitudine. Spero che ci saranno altre di queste masterclass. Ai giovani voglio spiegare che la tecnica c'è ma non va esibita", ha detto riferendosi all’incontro con i giovani ballerini del teatro milanese.
Carla Fracci è stata senza dubbio una delle più grandi ballerine sia del Novecento che dei nostri giorni, che con la sua tenacia, leggerezza ed indiscutibile talento a trasmesso ha moltissimi la sua passione e la voglia di dedicare la propria vita a quest’arte straordinaria che ci permette di sognare ad occhi aperti. La sua scomparsa è di certo un incolmabile vuoto per tutti coloro che sono appassionati di danza, e possiamo dire di aver perso un eccellente esempio di come nella vita non siano importanti le proprie origini, ma contino solo la propria voglia di farcela e di dedicarsi a ciò che si ama.