Sospesi tra mito e realtà, i bronzi di Riace sono un'eredità importantissima di un mondo greco che non c'è più. Scopri il fascino della storia dei bronzi calabresi.

Uno dei simboli dell'Italia, ma soprattutto della Calabria, sono i bronzi di Riace. Due statue in bronzo di eta ellenica che sono state rinvenute nelle acque italiane a largo di Riace, raffiguranti due guerrieri o divinità greche. 

Simboli di una civiltà scomparsa e di una maestria appartenuta a 2500 anni fa, i bronzi nascondono ancora decine di misteri legati alla loro datazione e al loro reale significato, ma scopriamo insieme cosa nascondono una delle bellezze del nostro paese.

La storia dei bronzi

La storia attuale dei bronzi di Riace inizia il 16 agosto del 1972, quando un giovane sub, Daniele Mariottini, intento in una battuta di pesca, ha rinvenuto a circa 300 metri di distanza dalla costa di Riace Marina, due figure muscolose bronzee. Recuperate con una tecnica molto rudimentale sono state sottoposte ad anni di restauro che ne hanno segnato la storia recente. 

Passate da Reggio Calabria a Firenze per essere restaurate, furono esposte per la prima volta al pubblico nel 1980 a Firenze come ricompensa per il grande lavoro di restauro effettuato in Toscana. 

La storia attuale vede i due bronzi essere tornati a casa nel  Museo nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria.

Mentre la sua storia antica è tutta da scoprire. Gli esami effettuati datano il metallo e le tecniche di realizzazione utilizzate verso il V° secolo a. C. e questo ha influito anche sull'attribuzione autoriale dell'opera. Infatti ci sono diverse teorie legate all'autore, una delle più affascinanti è quella che ritiene Fidia, il celebre scultore del Partenone di Atene, il creatore di questi capolavori. Ma la teoria più accreditata è quella che i bronzi provenissero da Tebe, legati alla leggenda dei Sette a Tebe. La teoria deriva dall'analisi della terra di fusione trovata all'interno delle statue, che la fa risalire all'antica città di Argo. Ad Argo era posto un gruppo di statue bronzee, noto come i Sette a Tebe, dove venivano celebrati diversi guerrieri ed eroi del mito di Argo.

Sono tante le ipotesi sull'identità dei due bronzi. La più accreditata, che riprende e conferma la teoria dei Sette in Tebe, vuole che si tratti di Eteocle e Polinice, i due fratelli che si fronteggiarono ad Argo.


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I bronzi: oggi

Come suddetto i bronzi, nominati come bronzo A e B,  in ordine cronologico di ritrovamento, raffigurano un oplita, un giovane soldato greco, e un re, dai tratti somatici più maturi. Entrambi sono modellati tramite la fusione del bronzo su un impasto di argilla e peli di animale che rendevano facilmente modellabile il tutto. Le due statue non sono interamente in bronzo, ma vengono utilizzati altri tipi di materiale a seconda della parte anatomica. Il rame viene utilizzato per i capezzoli, per le labbra e le sopracciglia dei due uomini, mentre viene usata una pietra d'avorio per i denti e gli occhi, che avevano l'iride formata da una pasta di vetro. 

Entrambe le statue avevano il capo coperto, uno da un elmo, l'altro dalla colonna regale, mentre entrambi erano armati: uno con scudo e spada, l'altro con scudo e lancia.

Il trattamento e restauro dei bronzi ha fatto sì che venisse scoperta la fragilità di queste opere d'arte, che sono contenute in una camera a temperatura costante e su un impianto antisismico che permette alle statue di non subire le vibrazioni sismiche.


Visitare i bronzi di Riace, oggi, è di nuovo possibile, quindi non farti sfuggire l'opportunità di vivere un vero e proprio viaggio nel tempo.

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