Alessandro  Zoppo

Alessandro Zoppo

Dalle origini della madre alla rivalità con Michelangelo: ecco 10 curiosità su vita, morte e miracoli di Leonardo da Vinci, genio made in Italy.

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Non solo il genio assoluto del Rinascimento e l'uomo avanti secoli rispetto al suo tempo: Leonardo da Vinci è un autentico marchio made in Italy. Pittore, scultore, inventore, scienziato, astronomo, architetto, ingegnere e filosofo, precursore nell'uso della prospettiva e della raffigurazione dell'umano e del movimento, Leonardo è la personalità che più di ogni altra rappresenta l'ingegno e la creatività italiane. Non è certo un caso se per rappresentare il made in Italy sia stato scelto proprio l'Uomo vitruviano, simbolo dei valori di talento e innovazione.

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Leonardo da Vinci: 10 cose che non sai sul genio italiano

Leonardo da Vinci: 10 cose che non sai sul genio italiano

Per celebrare il genio del Rinascimento, l'uomo di conoscenza a tutto tondo che potrebbe finire sulle nuove banconote da 100 euro, l'inventore di strumenti all'avanguardia e macchine futuristiche che hanno anticipato di secoli alcune tra le tecnologie più moderne, ecco 10 curiosità su aspetti meno conosciuti dell'artista e della persona, ma non per questo meno controversi e dibattuti. Dall'educazione da omo sanza lettere frutto delle sue origini problematiche al capolavoro mai realizzato, passando per la feroce rivalità con Michelangelo e il valore da capogiro della Gioconda, l'opera d'arte più famosa al mondo.

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10. Quando e dove è nato Leonardo da Vinci

Leonardo è nato il 15 aprile 1452 ad Anchiano, frazione del borgo di Vinci in provincia di Firenze, alle pendici del Montalbano, nella Toscana comunale e medicea. Oggi Vinci è la sede di alcuni luoghi iconici: la casa natale di Anchiano, la Biblioteca Leonardiana (aperta nel 1928 da Gustavo Uzielli, uno dei maggiori studiosi dell'artista e inventore), la scultura L'uomo di Vinci di Mario Ceroli che si rifà al celebre disegno dell'Uomo vitruviano e soprattutto il Museo Leonardiano, ospitato tra Palazzina Uzielli e Castello dei Conti Guidi e una delle raccolte più ampie ed originali dedicate al genio.

All'epoca della sua nascita nel 1452, Vinci è un piccolo villaggio di notabili e contadini. Leonardo è il figlio di una relazione illegittima: il padre, il notaio Piero Fruosino da Vinci, ha 26 anni (e quattro matrimoni all'attivo) quando mette incinta Caterina di Meo Lippi, una donna originaria del Caucaso arrivata in Italia come schiava, venduta e acquistata più volte tra Costantinopoli, Venezia e Firenze. Liberata con un atto notarile firmato dal Piero, Caterina si prende cura del piccolo Leonardo per una decina d'anni insieme ai nonni paterni, prima di sposare il ceramista Antonio di Pietro Buti del Vacca da Poggio Zeppi, soprannominato Attaccabriga, e dare alla luce altri cinque figli, quattro femmine e un maschio.

9. Autodidatta, vegetariano e... accusato di sodomia

Alla metà del Quattrocento è difficile studiare per il figlio di una schiava liberata: Leonardo è un omo sanza lettere, ovvero un uomo senza cultura, come lui stesso si definisce. Non studia né il latino né il greco, non è nemmeno interessato alla cultura nozionistica. Anzi: disprezza i letterati che sfruttano l'arte e la creatività degli altri. Ciò che conta per Leonardo da Vinci è l'esperienza concreta: soltanto conoscendo i fenomeni del mondo reale è possibile ragionare, riflettere e affrontare la vita. Da autodidatta, Leonardo si avvicina all'arte come apprendista nella bottega del pittore Andrea del Verrocchio: leggenda vuole che quando il maestro gli chiede di dipingere un angelo, il disegno dell'allievo risulta così stupefacente che il Verrocchio decide di smettere di dipingere.

Oltre che uomo senza lettere, il genio universale per eccellenza è un grande amante del cibo e della cucina, possibilmente vegetariana. Pur non disdegnando di mangiare carne e pesce, Leonardo abbraccia il vegetarianesimo in molte cerimonie e banchetti a Firenze, Milano e Amboise. Quando compra la carne, lo fa soprattutto per sperimentare ricette, studiare gli effetti del fuoco e inventare ingegni per il girarrosto. Sull'eccentricità di Leonardo si discute fin dal XVI secolo: un elemento di dibattito è anche la sua presunta omosessualità. C'è una denuncia ufficiale datata 9 aprile 1476 per sodomia nei confronti di un ragazzo di 17 anni che si prostituisce, Jacopo Saltarelli. I giudici però archiviano subito il caso con la sentenza absoluti cum conditione ut retumburentur: Leonardo ne esce completamente scagionato. Su quali siano i suoi gusti sessuali, se mai abbia importanza, gli studiosi si dividono da tempo.

8. Adorava gli animali

La dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci

LANBOZ - Muzeum Narodowe w Krakowie

Il presunto vegetarianesimo di Leonardo è dovuto in realtà al grande amore e rispetto che nutre per gli animali. L'artista toscano ritiene sacra ogni forma di vita e trova che lo spirito di Dio sia presente in tutte le creature. Nell'arco della sua vita, studia e disegna tantissimi animali, ma soprattutto fa di tutto per regalare loro la libertà. “E mostrollo chè spesso passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandoli di gabbia e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n'era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendoli la perduta libertà”, scrive il pittore, architetto e storico dell'arte Giorgio Vasari nella biografia che gli dedica.

Leonardo è interessato a qualsiasi animale: mammiferi e uccelli, pesci e insetti. Vuole capire come nascono e si riproducono, quanto crescono, come riescono a correre, volare, nuotare o saltare. Ha una particolare predilezione per i cavalli, che disegna di continuo. Gli animali finiscono in tante sue opere: dalla Dama con l'ermellino (in realtà un furetto) alla Vergine delle Rocce, dove è presente il dettaglio di un cane al guinzaglio che è “simbolo dell'uomo che deve obbedire a Dio, ai Comandamenti divini, a Gesù, alla vita che Gesù ha incarnato perfettamente per esprimere l'amore cristiano”, come ritengono i ricercatori che l'hanno scoperto.

7. Com'è morto Leonardo da Vinci

Leonardo muore a 67 anni il 2 maggio 1519 nel maniero di Clos Lucé ad Amboise, in Francia. Vasari ritiene che la sua scomparsa sia da attribuire ad un fenomeno parossistico: una paralisi alla mano destra e poi al resto del corpo che sarebbe dovuta a quello che oggi consideriamo come un ictus. Secondo altri studiosi, invece, Leonardo sarebbe stato colpito da una paralisi del nervo ulnare, quello che muove molti muscoli della mano: una neuropatia che lo avrebbe privato delle funzionalità della mano destra.

La morte di Leonardo è dipinta dal pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres nel suo quadro La Mort de Léonard de Vinci del 1818, con il re Francesco I che abbraccia l'artista per ricevere il suo ultimo respiro. Nel suo testamento, redatto poche settimane prima di morire davanti al notaio Guglielmo Boreau, all'amico Francesco Melzi e a cinque testimoni, Leonardo chiede di essere sepolto nella chiesa di San Fiorentino ad Amboise. Desiderio esaudito, ma cinquant'anni dopo la tomba viene violata e le sue spoglie disperse nei disordini delle lotte religiose tra cattolici e ugonotti. Chi desidera visitare la tomba del genio fiorentino può farlo andando nella cappelletta di Saint-Hubert del castello di Amboise, dove dal 1874 dimorano delle ossa attribuite a Leonardo.

6. Scriveva al contrario

I taccuini di Leonardo da Vinci

V&A - Victoria and Albert Museum

Per tutta la sua vita, Leonardo ama sedersi allo scrittoio, prendere carta e penna e scrivere lettere da spedire ai suoi numerosi interlocutori: familiari, amici e allievi, artigiani, artisti, politici, signori e principi. Negli anni Da Vinci scrive migliaia di missive, ma per i suoi appunti e disegni utilizza un'insolita scrittura speculare: va da destra verso sinistra e inizia a scrivere dall'ultimo foglio per arrivare fino al primo. Il motivo? Non un modo per rendere incomprensibile il suo lavoro agli avversari, ma un'abitudine acquisita nell'infanzia.

Leonardo è mancino e non avendo ricevuto un'educazione scolastica regolare, da omo sanza lettere, nessuno ha mai corretto questa scrittura bustrofedica in stile arabo ed ebraico, forse ereditata dalla madre schiava circassa arrivata in Toscana dal Caucaso oppure dal nonno Antonio, commerciante che viaggia spesso e volentieri in Marocco e nel Maghreb. Alcuni neurologi hanno addirittura ipotizzato che Leonardo fosse dislessico e considerava le parole come figure. La calligrafia fissa (da sinistra verso destra) la matura nel corso del tempo e la riserva alle lettere e ai casi dimostrativi, ad esempio per alcune carte topografiche.

5. Il Codice Leicester acquistato da Bill Gates

Il magnate co-fondatore di Microsoft, al centro di migliaia di teorie della cospirazione, possiede l'unica copia del Codice Leicester, un manoscritto illustrato databile tra il 1506 e il 1510 e unico dei codici leonardiani ad essere in mano a un privato. Composto da 36 grandi fogli che piegati in due diventano 18 bifogli, ognuno di quattro facciate, il Leicester, noto anche come Codex Hammer, raccoglie gli scritti che Leonardo dedica all'elemento naturale che lo affascina più di tutti: l'acqua. In queste pagine ci sono appunti, teorie, dissertazioni, schizzi, disegni e diagrammi su geologia, idraulica, paleontologia, astronomia, anatomia, formazione dei fiumi e dei bacini idrici.

Gates acquista il Codice Leicester all'asta nel 1994 per 30,8 milioni di dollari, meno di un decimo del Salvator Mundi aggiudicato a New York nel 2017 per 450,3 milioni. Inserito da Leonardo nell'eredità destinata a Francesco Melzi, l'opera è passata di mano parecchie volte: prima allo scultore Guglielmo della Porta e al pittore Giuseppe Ghezzi, poi al conte di Leicester Thomas Coke e all'imprenditore statunitense Armand Hammer, dai quali arrivano i nomi dati nel tempo. Essendo proprietà di Gates, l'unico modo per riuscire a consultare il manoscritto leonardesco è accedere alla sua versione digitalizzata sul sito ufficiale della British Library. L'originale è tornato due volte a Firenze: la prima nel 1982 e la seconda nel 2018, all'interno di mostre organizzate agli Uffizi.

4. L'odio per Michelangelo

Se non proprio odio, tra i due artisti c'è quanto meno un grossa rivalità dovuta alle loro personalità agli antipodi: tanto seducente, elegante e mondano Da Vinci quanto schivo, trasandato e dedito al lavoro Buonarroti. Leonardo dice spesso che le figure scolpite da Michelangelo hanno muscoli simili a “sacchi di noci o mazzi di ravanelli”. Michelangelo ribatte sostenendo che Leonardo si fa condizionare da “quei caponi di milanesi”, ossia le teste dure lombarde. Un dissing tra opposti che si detestano, che in una rara occasione d'incontro per le strade di Firenze si trasforma in uno scontro faccia a facci pieno di insulti.

L'ingegno e le tenebre, li definisce il poeta, drammaturgo e scrittore Roberto Mercadini. Quando Leonardo entra a far parte della commissione di artisti chiamata e decidere dove piazzare il David, il capolavoro assoluto di Michelangelo, non gli importa tanto la sua collocazione (suggerisce la Loggia, possibilmente dentro una nicchia, invece di Piazza della Signoria) ma pensa soprattutto a criticare la scarsa qualità del marmo usato. Due visioni opposte dell'arte e della vita, una contrapposizione che l'invidia e il senso della competizione hanno alimentato in senso positivo, regalando il sublime del Rinascimento italiano.

3. Quale era il colore preferito di Leonardo

Alcuni studiosi sostengono che il rosa e il rosso siano stati i colori preferiti di Leonardo. Dietro questa scelta ci sarebbe una motivazione personale, non solo artistica: lungi dall'essere amato e ammirato come un genio straordinario, Da Vinci viene ripetutamente preso in giro per i suoi insoliti capelli ginger. Bersagliato dai pettegolezzi nella Milano rinascimentale, Leonardo compare in un disegno del 1495 con i capelli rossi e seduto a una scrivania, circondato da giovinetti, con una lira di legno ai suoi piedi e il padre Piero alle sue spalle che tiene in mano il documento anonimo di denuncia per sodomia.

Qualunque sia il suo colore preferito, Leonardo ama combinare sapientemente i colori nelle sue opere. Basta pensare al viso color marmo di Ginevra de' Benci nel famoso ritratto del 1474, al rosso dell'abito della Bella Ferronnière conservata al Louvre di Parigi, al marrone, al color pelle e all'ocra della Monna Lisa, il ritratto più famoso di sempre. Senza dimenticare che Leonardo riesce a donare un'immensa plasticità ai suoi disegni anche senza utilizzare il colore: è il caso di uno dei suoi ritratti più belli, il cosiddetto Volto di fanciulla, realizzato su carta tra il 1478 e il 1485 e custodito nella Biblioteca Reale di Torino.

2. Quanto vale la Gioconda

La Gioconda di Leonardo da Vinci

Musée du Louvre

La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, è il dipinto più famoso del mondo: viene ammirato ogni giorno da 30mila visitatori, pari all'80% delle persone che pagano il biglietto per entrare al Louvre. Inevitabile che un capolavoro del genere abbia una valutazione da record: il ritratto è entrato nel Guinness dei primati per la più alta valutazione assicurativa di un dipinto nella storia, pari a 100 milioni di dollari nel 1962, oggi equivalenti a 1,5 miliardi di dollari. Nei piani del Louvre questa polizza serviva a copertura di una mostra speciale che dal 14 dicembre 1962 al 12 marzo 1963 avrebbe dovuto portare la Gioconda in tour da Parigi a Washington e poi a New York.

Tuttavia, la polizza non fu stipulata perché il costo delle massime precauzioni di sicurezza era inferiore a quello dei premi. Leonardo detiene anche un altro singolare primato: è suo il quadro più costoso di sempre venduto all'asta. Si tratta del Salvator Mundi, il dipinto con la raffigurazione frontale e a mezza figura di Gesù Cristo realizzato tra il 1490 e il 1519, ritrovato nel 2005 dopo che per anni era stato considerato distrutto e battuto da Christie's a New York nel novembre del 2017 per 450,3 milioni di dollari, incluse le commissioni. L'acquirente è il principe saudita Badr bin Abdullah bin Farhan, che secondo i piani avrebbe dovuto esporre l'opera al Louvre Abu Dhabi.

1. Il suo capolavoro è andato distrutto

Non la Gioconda o l'Uomo vitruviano, non L'ultima cena o L'annunciazione, neanche La dama con l'ermellino o La Vergine delle Rocce: il vero capolavoro di Leonardo da Vinci non lo conosciamo perché mai realizzato. Parliamo del monumento equestre per Francesco Sforza: nell'ambizioso e colossale progetto di Leonardo, la statua equestre più grande del mondo. A commissionarla nel 1482 è il Duca di Milano, Ludovico il Moro, il quale vuole celebrare il padre Francesco, fondatore della casata omonima e Duca dal 1452 al 1466.

Leonardo vuole scolpire un gigantesco cavallo che impenna: un'immagine che rappresenta al meglio la forza e la potenza degli Sforza e l'eleganza e la bellezza dell'animale. L'artista comincia a visitare le scuderie ducali per studiare a fondo i dettagli anatomici dei migliori cavalli disponibili in città e si impegna a lungo per capire come risolvere i problemi di natura statica che una posizione del genere comporta. Per la sua statua colossale alta 7 metri, servono 100 tonnellate di bronzo. Quando tutto sembra pronto per iniziare, dopo 17 anni di preparazione, quei 100mila chili vengono dirottati per produrre i cannoni necessari a difendere il Ducato dall'invasione dell'esercito francese.

L'autore

Scritto il 15/04/2025