La Pastiera Napoletana è un dolce senza tempo dal sapore inconfondibile. Scopri con noi tutti i suoi segreti.
“Ma allora torni a Napoli? Ti prego, fammi assaggiare la vostra pastiera di grano, ci conto.”
Ricercata, amatissima e ricchissima, la pastiera napoletana è un vero e proprio cult della tradizione culinaria partenopea. Attrae e attira a sé curiosi e golosi; è così che, tra un boccone e l’altro, ci si chiede come possa essere stata pensata una prelibatezza simile, così semplice e sfarzosa.
In questo articolo proveremo a ripercorrere le origini e la storia di questo iconico dessert napoletano, che non vedrai la voglia di assaggiare durante il tuo prossimo viaggio a Napoli.
Partiamo?
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Il mito: l'omaggio alla sirena Partenope
I sapori della “pastiera di grano”, intricati e complessi, sembrano apparentemente rievocare i “flavours” tipici della cucina di corte. In realtà, questa ricetta pare risalire all’epoca romana o, verosimilmente, a quella greca.
La leggenda narra, infatti, di sette sontuosi doni offerti alla sirena Partenope - che, con il suo melodioso canto, irrorava il Golfo di Napoli d’ogni bellezza.
Farina, ricotta, uova, grano (cotto nel latte), fiori d’arancio e zucchero: attraverso questi elementi veniva celebrata la sirena - nel segno della ricchezza, dell’abbondanza e della fertilità. Partenope, felice d’aver ricevuto questi omaggi, li mescolò creando questo “dessert” senza tempo, capace d’inebriare il golfo tuttora.La pastiera nacque in convento
Fu così che, da una cucina conventuale odorosa di fiori, nacque uno dei più amati e rivisitati dolci della cultura enogastronomica italiana.
La ricetta della pastiera napoletana
Regole rigidissime e schemi tradizionali imprescindibili non appartengono a questa ricetta: ognuno la arricchisce come desidera. Tuttavia, ingredienti primari e procedimenti fondamentali restano identici.
La frolla è preparata con farina, uova, strutto o burro e zucchero semolato.
Per il ripieno occorrono latte, ricotta di pecora, zucchero, chicchi di grano, burro, frutta candita, uova, vaniglia, vanillina, scorza di arancia e di limone, acqua di fiori d’arancio e cannella in polvere.
La pastiera napoletana oggi: un amore senza tempo
Vivere lentamente, rendere un secondo eterno: è ciò che istintivamente vorremmo fare quando assaggiamo, emozionati, un piatto in grado di portarci indietro nel tempo. Ed è quello che ci accade quando avviciniamo il nostro naso alla profumatissima pastiera di grano.
Chiudendo gli occhi ci ritroviamo nelle cucine delle nostre nonne; i nostri nasi, ancora rivolti ai davanzali infarinati, sono nocchieri, tra odori meravigliosi. Mani esperte padroneggiano poltiglie dai colori sgargianti, porgendoci qualche assaggio. Siamo in estasi.È questo, forse, il potere della nostra immensa cultura: la capacità d’impregnare ogni tradizione di riferimenti emotivi potentissimi ed immortali reminiscenze, ricche di “flavours” e “textures”. Pietanze, cibi, ricette: una moltitudine di gusti si cristallizzano in morsi di vita e ricordi - densi d’amore e calore.
È, dunque, questo il motivo per il quale ci chiedono incessantemente d’esportare dei “ruoti” di passione, in forma di pasta frolla ripiena – e noi, ne siamo felici.