La Valle d'Aosta è una regione italiana a statuto speciale, si trova a nord ovest ed è la più piccola, meno popolata e con minore densità abitativa di tutta l'Italia. Ѐ anche l’unica ad avere una sola provincia, Aosta.
Il territorio è completamente montuoso e sono presenti le vette più alte d’Italia, che sono in alcuni casi anche le più alte d’Europa: il Monte Bianco (4.809 metri), il Monte Rosa (4.634 m. di cui la vetta più alta, la punta Dufour, si trova però in territorio svizzero nel comune di Zermatt), il Cervino (4.478 m.) e il Gran Paradiso (4.061 m.). Dal punto di vista geologico, la Valle d'Aosta è punto d’incontro e di scorrimento tra la placca europea e la placca africana, fenomeno che ha dato origine alla catena montuosa delle Alpi.
Questa sua posizione di confine l’ha resa terra di passaggio nel corso della storia: sul suo territorio infatti sono presenti molti valichi che la collegano alla Francia, alla Svizzera e ad altre Regioni confinanti oppure collegano due valli nella regione stessa. I più importanti dal punto di vista geografico e storico sono sicuramente il Piccolo San Bernardo verso la Savoia (Francia) e il Gran San Bernardo verso il Vallese (Svizzera).
La valle principale è di origine glaciale e dà il nome alla regione: è costituita dal bacino idrografico della Dora Baltea, il fiume più importante, che raccoglie i numerosi affluenti che formano le restanti valli laterali secondarie. Nasce dal ghiacciaio della Brenva in Val Veny, ai piedi del Monte Bianco e solca la valle da nord-ovest a sud-est per 160 chilometri fino a Crescentino in Piemonte, dove confluisce nel Po.
Le valli laterali si dipartono sia dalla sponda destra che dalla sponda sinistra della Dora Baltea e i loro corsi d’acqua sono tutti a regime torrentizio.
I laghi naturali della Val d’Aosta sono di origine glaciale, sono tutti di dimensioni modeste e si trovano generalmente tra i 2.000 e i 2.700 metri di quota. I bacini artificiali formati dalla costruzione di dighe per la produzione elettrica hanno portata maggiore, i principali sono
il Lago di Place-Moulin a Bionaz, il Lago di Beauregard a Valgrisenche e il Lago di Cignana a Valtournenche.
Una parte della superficie valdostana, circa il 4%, è coperta da ghiacciai che purtroppo si stanno ritirando per via del cambiamento climatico: sono circa 200, ma il numero è destinato a diminuire drasticamente nel corso di pochi decenni.
Dal punto di vista amministrativo la Valle d'Aosta è una delle 5 regioni autonome italiane: il capoluogo è Aosta, l’unico centro che si possa considerare una città vera e propria, anche se di dimensioni piuttosto modeste, con una popolazione di circa 33 mila abitanti.
Il territorio è suddiviso complessivamente in 74 comuni, nessuno dei quali esclusa Aosta supera i 5000 abitanti. Tra i più popolati ci sono Sarre, Saint-Vincent e Châtillon.
Le lingue parlate sono italiano e francese: in alcuni comuni della valle del Lys, ai piedi del Monte Rosa, sopravvive il “titschu”, una lingua di derivazione tedesca: qui infatti il territorio venne anticamente colonizzato da popolazioni Walser di origine vallese. Il “patois valdôtain” è conosciuto e parlato dalla maggior parte della popolazione e viene considerato una variante dialettale della lingua francoprovenzale.
Possiamo partire proprio dalla lingua per tracciare un’identità storica della Valle d’Aosta: Il “patois valdôtain” infatti è di chiara derivazione francofona e la regione è ufficialmente bilingue. In origine nella regione si parlava la lingua latina, Aosta infatti nel 25 a.C fu conquistata dai romani che inglobarono le popolazioni celtiche preesistenti.
Nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ci fu un avvicendarsi di regni e culture: a partire dal dominio di Odoacre per poi passare agli ostrogoti con re Teodorico, alla Prefettura del pretorio d'Italia in seguito alla guerra gotica, per essere infine conquistata dai Longobardi nel 568. Successivamente nel 575 venne conquistata dai Franchi, ma in seguito alla conquista del regno longobardo da parte di Carlo Magno nel 774 anche Aosta passò all'Impero Carolingio.
Dal 972 al 1032 Aosta venne assegnata a Corrado III di Borgogna, e le relazioni politiche e commerciali con la Francia si rinsaldarono: fu a partire da questo periodo che in Valle d’Aosta cominciarono a diffondersi i dialetti francoprovenzali.
Nel 1032 divenne contea di Umberto Biancamano, membro della dinastia sabauda, che nel 1302 la trasformò in ducato concedendole una sempre maggiore autonomia. Ma la percezione della propria diversità era radicata già da molto tempo nella cultura valdostana e nel 1032 Casa Savoia, concedeva le prime franchigie. Alla fine del XII secolo venne reclamato uno "statuto speciale" che regolasse i rapporti tra i sovrani e il popolo. Nacque così nel 1191 la "Charte des franchises" che concedeva una sorta di autonomia ai valdostani.
Nel medioevo la nobiltà feudale ebbe gradualmente sempre più potere nella regione: essendo una terra di passaggio obbligato per recarsi oltralpe attraverso i valichi, possedere terre in queste zone significava poter riscuotere pedaggi e acquisire ricchezza e potere. Le caratteristiche morfologiche della regione si prestavano alla costruzione di roccaforti e castelli e in questo periodo i nobili ne costruirono un grande numero, spesso rimaneggiando strutture preesistenti. Questo patrimonio architettonico e culturale è fortunatamente riuscito a tramandarsi fino ai giorni nostri: la Valle d’Aosta è infatti detta anche Valle dei Castelli.
Nel 1430 la nobiltà valdostana si ribellò quando il duca Amedeo VIII cercò di imporre gli "Statuta Sabaudiae", cioè la legislazione già in vigore nei territori dei Savoia.
Nel 1536, Francesco I di Francia invase i territori dei Savoia senza spingersi in Valle d'Aosta: l'anno seguente venne firmato un trattato di neutralità tra la Valle d'Aosta e la Francia.
Nel frattempo i valdostani non smisero di rafforzare la loro autonomia con il "Conseil des Commis", che per circa due secoli resse il governo locale assumendo tutti i poteri e rendendo di fatto la Valle d'Aosta una specie di stato indipendente, dove la giustizia era amministrata dalla "Cour des Connaissances".
Nel 1630 la peste si diffuse tra la popolazione decimandola. Due abitanti su tre rimasero vittima di questa terribile epidemia e per ripopolare la valle aggiungendo nuova forza lavoro nei campi e nelle botteghe artigiane, venne incentivata l'immigrazione di coloni dalla Svizzera, dalla Savoia e dall’Alto Piemonte che si integrarono con le loro culture alla popolazione. Nel 1691 e tra il 1704 e il 1706 inoltre, la Valle d'Aosta fu occupata per ben due volte dalle truppe francesi, che rinnovarono la loro influenza culturale nella regione.
Anche la Chiesa cattolica, grazie alla presenza di molti monasteri e ordini religiosi esercitò un forte ascendente sulla popolazione nella sua ribellione ai Savoia. Nel 1764 venne istituita la "Royale Délégation" dal cui lavoro nacque il catasto generale delle terre valdostane. Nove anni dopo venne concessa la possibilità ai Comuni e ai privati di comprare il diritto di esenzione dai canoni feudali versati ai signori: il feudalesimo tramontò definitivamente e nacque una nuova forma di autogoverno dei valdostani. Nel 1770 le "Royales Constitutions" sostituirono il "Coutumier" e l'antica legislazione che veniva applicata in Valle d'Aosta fu definitivamente abolita.
Alle soglie della Rivoluzione francese che avrebbe sconvolto l'assetto geopolitico dell'Europa, il riformismo sabaudo giunse ad annullare privilegi e istituzioni locali. Al "Conseil des Commis" vennero progressivamente ridotte le competenze e il numero dei membri.
Tra il 1789 e il 1799 scoppiò la Rivoluzione francese. La Valle d'Aosta fu occupata dalle truppe rivoluzionarie francesi nel 1794 e annessa alla Francia nel 1796 per essere poi inserita nel dipartimento della Dora nel 1802. La diocesi di Aosta fu soppressa nel 1803 (per essere poi ricostituita dopo la caduta di Napoleone nel 1817).
La Valle d'Aosta ritornò nel 1814 al ducato di Savoia, entrando a far parte nel 1847 del Regno di Sardegna. Le prime elezioni libere si svolsero nel 1848 in un periodo di forti tensioni sociali.
Dopo la cessione della Savoia alla Francia del 1860 e l'Unità d'Italia del 1861, la Valle d'Aosta cercò di mantenere le proprie tradizioni e specificità linguistiche e culturali, nonostante a ogni regione fosse imposta la lingua italiana come ufficiale.
Dal 1880 l'incremento demografico spinse a una forte emigrazione verso la Svizzera, la Francia e più tardi, fino agli anni 20, anche verso gli Stati Uniti d'America.
Il fascismo stravolse ogni traguardo raggiunto nei secoli precedenti cercando di italianizzare la Valle d'Aosta: vennero soppresse le scuole di villaggio (écoles de hameau) e venne imposto l'uso esclusivo della lingua italiana negli uffici, la soppressione dell'insegnamento della lingua francese, la chiusura dei giornali in lingua francese, il divieto di utilizzo del francese nella stampa, l'italianizzazione dei toponimi valdostani (con risultati fonetici alquanto discutibili).
Attribuì inoltre alla Valle d'Aosta lo status di provincia, separandola dal circondario della provincia di Torino, ma includendo anche il Canavese che era italofono.
Nacque quindi una società segreta, la Ligue valdôtaine, per la difesa dell'utilizzo della lingua francese e dell'identità valdostana. Contemporaneamente un'intensa attività partigiana cominciò a diffondersi nelle vallate. La resistenza valdostana sfociò nella dichiarazione di Chivasso, redatta insieme ai rappresentanti delle altre valli alpine francoprovenzali, per la difesa dell'identità delle comunità alpine.
Nel 1945, durante la seconda guerra mondiale, la provincia di Aosta e quella di Imperia vennero occupate della Francia, con l'intenzione dichiarata di annetterle al suo territorio. Fu il presidente statunitense Harry Truman a ordinare il ritiro al generale Charles de Gaulle, mentre il governo italiano decretò la soppressione della provincia di Aosta subordinandola a Torino.
Diventata circoscrizione autonoma nel 1946, ottenne infine nel 1948 dalla Repubblica Italiana la concessione dello Statuto speciale. Da questo momento venne ufficialmente sancito lo status di parità delle lingue italiano e francese.
Mentre fino a questo momento la popolazione era sopravvissuta soltanto di agricoltura e di pastorizia o grazie all'emigrazione verso la Francia o la Svizzera, dopo la Seconda guerra mondiale iniziò come in altre regioni il cosiddetto "boom economico", con una conseguente crescita demografica e un aumento del benessere.
Lo sviluppo turistico ed industriale invertì la tendenza allo spopolamento incrementando l'immigrazione. Attualmente la regione ha una popolazione di circa 120 mila abitanti, un reddito pro capite tra i più alti in Italia ed è una delle mete turistiche più amate.