LʼAppia Antica è il 60° sito archeologico italiano a ottenere il riconoscimento. Nessun altro Paese può vantare altrettanta tutela. Scopri di più
È la regina delle antiche strade romane e ancor oggi non perde il suo appeal, a dispetto dei quasi 2500 anni di storia sulle spalle. È la via Appia, riconosciuta dallʼUnesco quale patrimonio mondiale dellʼumanità, la cui prima pietra fu posata nel III secolo avanti Cristo ma che ancor oggi non smette di affascinare, anzi è oggetto del desiderio di star e vip che vorrebbero insediare lungo il suo corso la propria villa dei sogni, accanto magari a qualche celebre villa antica.
Un riconoscimento prestigioso per la regina viarum, come gli antichi chiamavano lʼAppia, giunto da Nuova Delhi, dove si è svolta la 46° sessione del comitato Unesco per il patrimonio mondiale. Per lʼItalia significa il 60° sito archeologico che lʼorganismo delle Nazioni Unite tutela per la sua valenza storica e artistica. Nessun Paese può vantare un patrimonio così ricco.
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LʼAppia patrimonio dellʼUnesco per unire Roma alla Magna Grecia
Un tratto dell'Appia Antica
LʼAppia collegava Roma al sud dellʼItalia, prima Capua e poi via via Benevento, la Venosa che diede i natali al poeta Orazio e poi giù fino a Brindisi e al suo porto verso Oriente. Ma soprattutto la regina delle strade apriva la grandezza di Roma agli splendori della Magna Grecia, unendo dʼun tratto non solo gli eserciti e i commerci ma anche la cultura delle due grandi civiltà del mondo antico mediterraneo.
La magnificenza dellʼAppia si coglie subito, poco a sud di Roma, dove già dal 1965 fu individuata unʼarea vincolata a parco. È nato così il Parco archeologico dellʼAppia Antica, oggi esteso su 4580 ettari per circa 16 chilometri in lunghezza, tutti da godersi con lunghe passeggiate e in bicicletta (tante le possibilità di noleggio). Un parco che fonde natura e storia, un museo a cielo aperto che si unisce a quello di Ostia Antica e allunga le possibilità di visita di una Roma che non smette mai di sorprenderti.
Il percorso ideale del Parco dellʼAppia Antica inizia da Porta Capena, praticamente a due passi dalle Terme di Caracalla. Ma gli ingressi al parco sono molteplici e per arrivarci ci sono tante possibilità, la linea A della metro offre almeno tre fermate: Colli Albani, Parco Appia Antica e Santuario del Divino Amore. Qui si arriva anche con il bus 702, che si prende scendendo alla fermata Laurentina della metro B.
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Appia Antica, un parco che fonde natura e storia
Il mausoleo di Cecilia Metella
Ci sono molte aree verdi lungo i 16 chilometri del Parco dellʼAppia Antica a Roma. La valle della Caffarella con la sua ricca biodiversità, la tenuta di Tor Marancia, le aree del Divino Amore nei pressi del santuario, Falcognana e la Mugilla, si prestano alle esperienze outdoor e non mancano gite e visite guidate con varie associazioni che si premurano di curare il parco.
E poi i monumenti, di età classica fino allʼepoca moderna. Celeberrimo è il mausoleo di Cecilia Metella, le cui origini risalgono a 2000 anni fa (in via Appia Antica 161), da visitare insieme al vicino Complesso di Massenzio (civico 153). Dalla bellissima Porta di San Sebastiano, che ospita il Museo delle Mura, si arriva alla chiesa dellʼVIII secolo di San Cesareo In Palatio, quindi alla medievale Casina del Cardinal Bessarione.
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LʼAppia è il 60° sito archeologico italiano inserito nel patrimonio Unesco
Capua, prima destinazione dell'Appia
Proseguendo verso sud e uscendo da Roma (il Parco tocca anche i comuni di Ciampino e Marino), sʼincontra l’area archeologica del Sepolcro degli Scipioni, un complesso funerario del III secolo a.C., quindi agli albori della costruzione della strada. Da visitare anche il Sepolcro di Priscilla del I secolo d.C. e la piccola chiesa del “Domine Quo Vadis”, dove la tradizione cristiana celebra lʼapparizione di Gesù a Pietro in procinto di raggiungere Roma e divenire il primo Papa.
Dopo circa 3 chilometri dallʼinizio del percorso sʼincontrano molte catacombe, simboli delle prime celebrazioni della fede cristiana. Tra queste, quelle di San Callisto, San Sebastiano e Domitilla. Celebri anche le ville, come quella dei Quintili e il complesso della Villa Capo di Bove, oggi sede dellʼarchivio Antonio Cederna, il primo ambientalista che ha creduto nel Parco dellʼAppia Antica.
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