Tutti noi conosciamo Pompei e le sue peculiarità: il Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario, principale luogo di culto cattolico di Pompei e gli Scavi archeologici. Pompei riserva anche un'altro prestigio: la coltura dell’uva, introdotta dai Greci e sviluppata poi dai Romani.
POMPEI: TRA SCAVI E VIGNETI
Il vino era un “argomento” molto di moda a Pompei considerando i numerosi ritrovamenti di vigneti all’interno degli scavi di Pompei, per la maggior parte collocate in prossimità dell’anfiteatro. Questi ritrovamenti attestano il primato di questa produzione agricola, come gli altrettanto resti di cauponae, ossia le osterie popolari con spaccio e distribuzione di vino e talora con servizio di cucina. Molto importante è anche la splendida immagine affrescata del La Casa del Centenario, con Dioniso avvolto nei grappoli d’uva, raffigurato sullo sfondo di un Vesuvio ricoperto di vigne, prima dell’eruzione. Dolia seminterrati sono stati rinvenuti anche nell’area circostante Pompei, ovvero negli scavi di Boscoreale e a Villa Vesuvio, in località Scafati.Nelle rovine dell'antica Pompei è stato trovato un listino prezzi sulla parete di un termopolio che dichiara:
"Per un asse puoi bere vino per due assi si può bere il migliore e per quattro può bere Falerno".
L’enorme parco archeologico di Pompei mostra a tutto il mondo quale fosse la civiltà pompeiana fino a qualche minuto prima della devastante eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.c. Abbiamo modo di visitare gli scavi camminando fra il teatro antico, le viuzze, le ville e le case. Possiamo soffermarci ad osservare i calchi o ad ascoltare il silenzio che quell’area ci dona.
Pompei❯Gli antichi e il culto del vino
Gli Antichi Greci furono i primi ad introdurre la tradizione enologia in Campania con i semi della “vitis vinifera”. Ricordiamo che gli antichi Greci erano considerati i sommi maestri nella produzione di vino. In seguito furono gli antichi Romani a potenziare i territori dell’area vesuviana e le sue aree vinicole impiantando le qualità di viti dette “Vesuvio” che secoli dopo daranno vita al famoso Lacryma Christi. Pompei ebbe grande importanza enologica e divenne in breve tempo il punto di riferimento per il commercio di vino in tutto il mondo antico.
Vino Pompeiano
A Pompei si produceva anche il “VINUM POMPEIANUM” che veniva invecchiato fino a 25 anni. Alcune famiglie pompeiane si erano specializzate nella viticoltura e facevano invecchiare nelle cantine le anfore di “mulsum”, un vino dolcificato con l’aggiunta di miele. Il vino era sicuramente per caratteristiche e gusto profondamente diverso dal nostro, eppure le conoscenze e le tecniche utilizzate all’epoca sono rimaste invariate e molto simili a quelle che vengono oggi in quell’area. Ciò è pienamente dimostrato dall’utilizzo dei “dolia”, recipienti di terracotta in cui veniva messo il vino, che nella fase di fermentazione venivano interrati per controllare la temperatura. E’ un utilizzo del freddo durante la vinificazione, simile a quello attuato oggi.
Pompei: fra antico e moderno
L’azienda agricola Bosco de’ Medici, nasce grazie al forte amore della famiglia Palomba per i prodotti del Vesuvio, come il vino e il pomodorino del Piennolo, e dall’ intenso desiderio di valorizzare le eccellenze enogastronomiche del territorio.
Il mondo antico emerge e si afferma nella produzione del vino. È il caso della produzione del vino in anfora come fatto 2000 anni fa: i dolia pompeiani utilizzati per la fermentazione e conservazione del vino come fatto dagli antichi greci. Bosco de’ Medici Winery ha proposto con il Dressel 19.2, l’etichetta ufficiale del Caprettone (uva bianca autoctona del Vesuvio in anfora di terracotta) il vino che celebra l’universalità del pompeiano nel mondo antico.
Attraverso Bosco de’ Medici i Palomba creano vini che sono la piena espressione di questo terroir e voce di tutto l’amore per il territorio. Una visione, la loro, di grande eccellenza che permette di collegare il passato al presente attraverso tecniche antiche.
Nonostante l’azienda vinicola si trovi nel cuore di Pompei, le vigne sono situate sulla parte meridionale del Vesuvio. I vigneti sono quelli del Piedirosso, del Caprettone, dell’Aglianico e della Falanghina.
Bosco de Medici produce due linee in particolare:
LINEA POMPEII: Il Pompeii Bianco, è un vino che nasce da un’uva rara, il Caprettone: vinificazione del 70% in silos di acciaio,e della restante parte in anfore di terracotta. Il Pompeii Rosso nasce dal Vigneto la Rotonda in Terzigno, dove il nonno Raffaele trascorreva le sue giornate.
LINEA ARCHEOLOGICA: Questa è la linea più sperimentale di Bosco de’ Medici. Il Dressel 19.2 nasce da sole uve Caprettone e completa la sua vinificazione interamente in dolia di terracotta e posti sopraterra e affina in dolia di terracotta interrati nella cantina del casale. Il nome è in onore di Heinrich Dressel, archeologo e tra i maggiori esperti di anfore di terracotta al mondo. L’Agathos, invece, è un rosso da sole uve Piedirosso. Nasce dal piccolo vigneto in località Lettere (sui monti Lattari).
Le visite enogastronomiche strutturate dai Palomba danno stupefacente accesso alle sale dove prendono forma i vini e il progetto di vino in anfora. Un progetto di straordinaria bellezza ed autenticità, grazie al quale si potrà vedere con i propri occhi come veniva trattato il vino nell’antica Pompeii.
Bosco de’ Medici da, inoltre, la possibilità di visitare un casale settecentesco e di attraversare la piccola necropoli di porta Sarno datata II secolo a.C. - I secolo d.C. situata all’interno della tenuta.
La ricchezza della terra della tenuta da vita a prodotti biologici di alta qualità. Prodotti che daranno forma a piatti che riprendono ricette antiche tramandate dalla bisnonna Colomba alla nonna Emiddia e poi ai nipoti.
Ovviamente, il vino la farà da padrone.
La famiglia Palomba è pronta a soddisfare le esigenze di tutti i curiosi e gli amanti del buon cibo, creando esperienze ad hoc per i clienti più ricercati. Che dire, non ci resta che entrare nel cuore di Pompeii, ascoltare le leggendarie storie di questi straordinari viticoltori e visitare luoghi unici e di straordinaria originalità come Bosco de’ Medici. Il resto sarà un tripudio di emozioni, sapori e saperi.
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