Caravaggio a Napoli: un itinerario tra i capolavori partenopei del geniale e controverso pittore. Dove andare e cosa vedere. 

Michelangelo Merisi da Caravaggio, più noto semplicemente come Caravaggio a Napoli visse solo diciotto mesi tra ottobre 1606 e giugno 1607 e successivamente nell’autunno del 1609 fino alla sua morte, avvenuta nel 1610 a Porto Ercole proprio nel viaggio di ritorno da Napoli verso Roma.

Nonostante la brevità, fu un periodo intenso e fondamentale per la sua produzione artistica e per la sua vita. Caravaggio a Napoli realizzò diversi capolavori. In questo articolo leggerete un itinerario tra le opere che vi consentirà di apprezzarle al meglio.

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Caravaggio a Napoli

Caravaggio

Definito pittore inquieto, innamorato della luce, Caravaggio ha dato vita a opere straordinarie e rivoluzionarie dalle quali l’osservatore trae ancora oggi la passione e l’estro del genio che le realizzò.

Caravaggio a Napoli intrecciò uno stretto legame con la città che segnò indelebilmente la sua poetica e influenzò profondamente gli artisti locali determinando un impatto incisivo sulla Scuola Napoletana di pittura, ponendo le basi per la nascita del Naturalismo partenopeo.

La vita di Michelangelo Merisi fu travagliata, quelle vite sregolate che si possono permettere solo i geni con il fuoco in corpo. Napoli accolse un Caravaggio fuggiasco, scappato da Roma, dove era stato condannato a morte per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni. Caravaggio nei suoi mesi di permanenza fu tormentato dal senso di colpa e tutta la produzione napoletana risentì di questo aspetto. Le opere prodotte in questa città hanno una particolare tensione, esce il dramma di quei giorni e del suo vissuto. L’itinerario che vi proponiamo segue un percorso a tappe e un senso cronologico, a partire dalla prima opera realizzata a Napoli.

Prima tappa: Pio Monte della Misericordia

Prima tappa: Pio Monte della Misericordia

Iniziamo il nostro percorso dalla chiesa barocca del Pio Monte della Misericordia, uno dei più bei palazzi del Seicento Napoletano, siamo nel cuore del capoluogo partenopeo in via dei Tribunali numero 243. Il Pio Monte della Misericordia fu istituito nel 1602 da una congregazione benefica costituita dagli aristocratici della città. Tuttora all’interno del palazzo vengono svolte attività benefiche attraverso progetti e iniziative sociali inclusive, educative e solidali.

È in questa chiesa che troviamo la prima opera dipinta da Caravaggio a Napoli si tratta di Sette opere di Misericordia, una grande tela olio su tela, posta sopra l’altare maggiore. L’opera raffigura le opere di misericordia corporale tratte dal Vangelo di Matteo e oggetto delle attività di beneficenza del Monte. La scena è complessa, i personaggi sono disposti in modo teatrale, l’uso della luce è eccezionale, sembra che un fascio di raggi solari divini sia entrato prepotentemente sulla scena. In alto c’è la Madonna con il bambino sorretta dagli angeli, sottostante la Madonna tutte le sette opere di misericordia (dar da mangiare agli affamati, seppellire i morti, vestire gli ignudi e visitare i malati, ospitare i pellegrini, dare da bere agli assetati) interpretate dalla poetica del Caravaggio con un intreccio di personaggi presi dalla strada.

L’opera fu pagata l’allora esorbitante cifra di 400 ducati e ebbe un grande successo, tanto che i Governatori del Monte nel 1613 dovettero vietarne la copia e la vendita per tutti i pittori che si recavano a trarre ispirazione. Una delle novità che Caravaggio inserì in quest’opera, fu di far convivere i sette atti di virtù cristiana, tutti all’interno della stessa opera e non separatamente. Se farete attenzione all’interno della chiesa accanto al capolavoro Caravaggesco potrete ammirare altri sei capolavori dei Maestri del Seicento Napoletano.

Se volete fare un tuffo nel passato e rivivere Napoli nel XVII secolo, immergendovi in un viaggio sensoriale è assolutamente consigliata l’esperienza Caravaggio in 3D presso il Pio Monte della Misericordia. Con questo viaggio oltre conoscere più da vicino un grande artista e le sue opere, potrete anche scoprire come è nata l’antica istituzione del Pio Monte della Misericordia.

Il Pio Monte della Misericordia è aperto dal lunedì al sabato dalle 9,00 alle 18,00 e la domenica dalle 9,00 alle 14,30.

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Seconda tappa: Museo e Real Bosco Capodimonte

Caravaggio al Museo di Capodimonte

Usciti dalla chiesa con ancora l’energia di camminare potrete fare una gradevole passeggiata per il centro storico proseguendo su Via dei Tribunali, passando accanto al Museo Cappella San Severo, poi da Piazza Dante proseguire su Via Toledo fino a Piazza del Plebiscito, lì nell’adiacente Piazza Trieste e Trento lo shuttle Capodimonte, in partenza ogni ora vi porterà fino a Capodimonte. In alternativa, se non avete voglia di passeggiare potete raggiungere Capodimonte direttamente dal Pio Monte della Misericordia con gli autobus 168 e 204. Il Museo e Real Bosco Capodimonte è una splendida reggia con annesso giardino storico in cui vi consigliamo di riservarvi diverse ore, anche per godere del rigenerante Real Bosco, nato come riserva di caccia di Re Carlo ed è stato residenza reale per dinastie, copre una superficie di circa 134 ettari e 400 diverse specie vegetali.

Al Museo Capodimonte troviamo la seconda opera di Caravaggio: La Flagellazione di Cristo, risalente al 1607, è un’opera olio su tela di dimensioni monumentali, realizzata in origine per la cappella della famiglia De Franchis, nella chiesa di San Domenico Maggiore. Tre torturatori si muovono nell’ombra e ruotano attorno alla figura centrale di un Cristo dal corpo luminoso e robusto, legato a una colonna con una corona di spine posta sul capo. Il figlio di Dio si trova al centro della tela inondato da un fascio di luce potente che ci rivela l’uso sapiente della luce fatto da Caravaggio. Per questa opera Caravaggio si rifà a un dipinto eseguito anni prima da Sebastiano del Piombo, che si trova nella chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. Anche quest’opera di Caravaggio fu particolarmente apprezzata dall’ambiente artistico napoletano, ed è stata considerata una delle opere più strazianti del pittore. 

Un ottimo modo per visitare sia il Museo di Capodimonte che il Pio Monte di Pietà e osservare così le due opere del maestro, è con un pass turistico come Naples Pass che consente ingressi gratuiti nelle maggiori attrazioni della città, oltre che trasporti inclusi. 

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Terza tappa: Gallerie d’Italia, Palazzo Piacentini

Terza tappa: Gallerie d’Italia, Palazzo Piacentini

Usciti dal Museo Capodimonte potete avviarvi verso l’ultima tappa del nostro itinerario Caravaggio a Napoli. Il modo più veloce è prendere l’autobus 204 che vi lascerà a pochi minuti dalle Gallerie d’Italia Via Toledo 177, sede della Banca Intesa, è qui che troviamo l’ultimo capolavoro del maestro, realizzato nel 1610, pochi mesi prima della sua morte: Il martirio di San’Orsola.

La tela fu commissionata dal banchiere genovese Marcantonio Doria, visto che la Santa era ritenuta protettrice della famiglia Doria, il banchiere scelse il soggetto del Martirio di Sant’Orsola in onore della sua figliastra. La tela fu dipinta con rapidità e spedita a Genova con grande sollecitudine, si dice che la vernice fosse ancora fresca quando arrivò a destinazione. Il motivo della fretta era a causa della possibile grazia che il Papa doveva concedere al pittore e per la quale si voleva recare presto a Roma, di fatti Caravaggio morì mesi dopo in circostanze poco chiare proprio nel viaggio che doveva portarlo nella capitale.

Nel Martirio di Sant’Orsola, Caravaggio decise di rappresentare il momento in cui la Santa, viene trafitta con una freccia dall’unno Attila, avendo rifiutato di concederglisi. La scena che avviene nella tenda di Attila è rappresentata in modo molto drammatico, la Santa è raffigurata con un incarnato plumbeo che la vede già distaccata dalla vita terrena. Dietro di lei accorrono a sorreggerla tre barbari, quasi increduli del gesto di Attila, quello immediatamente alle spalle della Santa è Caravaggio stesso, con la bocca leggermente dischiusa e un’espressione di apprensione sembra voler condividere la sofferenza di Sant’Orsola.

La tela dopo un lungo periodo di permanenza in terra ligure fu portata a Napoli da Maria Doria nel 1832, dopo varie vicissitudini nel 1972 fu acquistata dalla Banca commerciale italiana ma fu ritenuta opera di un altro artista, l’attribuzione a Caravaggio fu accertato solo negli anni ’80 dopo aver rinvenuto vari documenti comprovanti il passaggio di proprietà del dipinto e la lettera di commissione.

Qui si conclude il nostro itinerario di Caravaggio a Napoli, le opere sopra descritte solo le uniche tre rimaste nella città dove vennero realizzate, nel suo periodo napoletano l’artista realizzò molte altre opere, alcune andarono disperse e altre trovano oggi casa in altre città.

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