Tra le antiche strade di Falerone: una danza tra storia, tradizioni e prodotti tipici nell’affascinante scenario delle colline marchigiane.
A volte perdersi è l’unico modo per trovarsi davvero. Viaggiando nel cuore delle Marche, tra colline silenziose e profumate di fiori, ho imboccato una strada secondaria. Così ha preso vita il mio vero viaggio: un'avventura inattesa tra undici borghi nascosti de Le Marche, dove storia e bellezza si intrecciano in ogni angolo.
In ogni episodio vi accompagnerò in un borgo unico, svelandovi i segreti delle sue antiche vie, tra paesaggi che tolgono il fiato e storie senza tempo.
Venite con me: questo è Hidden Gems - The Charming Villages of Le Marche.
Oggi andiamo a Falerone.
Ascolta "Hidden Gems - The Charming Villages of Le Marche: Falerone"
Capitolo uno: Una giornata a Falerone, il mio itinerario
Incastonato tra gli splendidi scenari delle colline del Fermano, Falerone è un borgo da svelare lentamente, scoprendo i segreti della sua lunga storia, ed entrando in sintonia con la sua atmosfera di intima semplicità.
Qui ho avuto la possibilità di trascorrere una giornata davvero speciale, esplorando il cuore del centro storico, e ammirando gli incantevoli edifici che sembrano impazienti di raccontare il loro passato.
Falerone possiede infatti radici profonde e millenarie che risalgono all’epoca dell’Impero Romano, ed è per questo motivo che la mia seconda tappa è stata l’area archeologica di Falerio Picenus, situata poco lontano dal centro, nella frazione di Piane.
Un’altra caratteristica del territorio riguarda la sua eccellente tradizione enogastronomica. Ecco perché, per pranzo, mi sono concessa il giusto tempo per un vero e proprio viaggio culinario tra i prodotti e i sapori locali.
Infine, nel pomeriggio, mi sono immersa nel meraviglioso ambiente naturale che circonda il paese. Camminando nella quiete del Parco San Paolino, mi sono riempita lo sguardo con il verde delle colline, ho ascoltato i rumori della campagna e ne ho assaporato i profumi, circondata dai panorami meravigliosi delle colline marchigiane.
Capitolo 2: L’atmosfera speciale del centro storico di Falerone
La mia passeggiata alla scoperta del centro di Falerone è partita di buon’ora dalla strada provinciale 48, proprio alla base delle antiche mura del paese. Costeggiando l’imponente cinta muraria per poche centinaia di metri, ho raggiunto una scalinata piuttosto ripida.
“Devo per forza passare da qui per raggiungere il centro storico?”, ho pensato. “Non c’è una strada più semplice?”.
In realtà, la breve salita si è rivelata alla fine semplice e piuttosto affascinante. Una volta in cima, mi sono voltata per ammirare il panorama delle colline circostanti, mentre l’aria frizzante del mattino mi sferzava il viso, e ho potuto ammirare uno scenario davvero da cartolina.
A questo punto, ero pronta a entrare nel vero e proprio cuore di Falerone, e l’atmosfera, infatti, è subito cambiata radicalmente. Rispetto alla strada provinciale che attraversa la parte bassa del paese, mi pareva di essere entrata in una sorta di bolla temporale, e di essere stata trasportata in epoca tardo-medievale o rinascimentale.
Questa sensazione è aumentata ancor di più quando ho raggiunto Piazza della Concordia, dove ha sede il Comune, e soprattutto quando ho imboccato Corso Garibaldi, una strada breve ma suggestiva dove si trovano edifici storici risalenti anche al 1400, come la splendida Casa di San Paolino, con il suo bellissimo portale e le luci incorniciate dalle finestre laterali.
Di fronte a me, invece, si stagliava la sagoma del campanile della chiesa di San Fortunato, che troneggia su Piazza della Libertà con una facciata che cattura subito lo sguardo. Sulla destra della piazza, emergono con eleganza le Loggette dei Mercanti, un incantevole porticato del XV secolo.
Qui, mi è sembrato quasi di percepire il vociare sommesso dei mercanti e degli agricoltori che, nel passato, animavano queste logge, discutendo e contrattando il prezzo dei beni. Una vera porta d’accesso al cuore pulsante del borgo, dove storia, tradizioni e vita quotidiana si incontrano ancora oggi.
Capitolo 3: Viaggio nell’antica Falerio Picenus
Dopo aver camminato per il pittoresco centro storico di Falerone, sono scesa nuovamente verso la parte moderna del paese, dove avevo parcheggiato la mia auto. Un aspetto di cui mi sono subito resa conto, infatti, è che in questo territorio è importante potersi spostare in modo autonomo, perché anche le piccole frazioni celano dei tesori unici.
È il caso, ad esempio, dell’area archeologica di Falerio Picenus, situata poco prima della frazione di Piane, a pochi minuti di distanza dal centro di Falerone.
Falerio Picenus non era un sito di poco conto, ma un centro prospero e rilevante, come io stessa ho potuto constatare osservando i resti dell’antico acquedotto, quelli di un sarcofago di età imperiale, e le rovine di un anfiteatro da 5000 spettatori del I secolo d.C.
Questi straordinari gioielli del passato, avvolti dal silenzio della campagna marchigiana, trasmettono ancora oggi un senso di grandiosità e di ammirazione.
C’è un ultimo sito che mi ha regalato emozioni e con cui ho concluso in bellezza la mia esplorazione mattutina. Si tratta del favoloso Teatro Romano di Falerone, del I secolo a.C., giunto ai giorni nostri perfettamente conservato, al punto che ancora oggi ospita eventi come celebrazioni o rievocazioni storiche.
“Quanto mi piacerebbe assistere a uno spettacolo in questo luogo così magico”, ho pensato mentre mi aggiravo tra le tribune vuote del teatro. Ma anche così ho potuto apprezzare pienamente la sua bellezza architettonica, e, lavorando con la fantasia, non mi è stato difficile immaginare di fare un salto nel tempo di 2000 anni.
Mi sono seduta e, davanti ai miei occhi, scorrevano immagini di rappresentazioni teatrali, comizi, riunioni pubbliche e altro ancora. In questo posto unico e speciale, mi sono davvero immersa nel lato più incantevole dell’antica cultura della civiltà Romana.
Capitolo 4: Un pranzo con i prodotti tipici di Falerone
Dopo la visita al centro storico e alla zona archeologica, sentivo il bisogno di sedermi a riposare e rifocillarmi un po’, provando anche alcuni dei prodotti tipici locali.
Del resto, mi ha sempre affascinato conoscere i segreti della cultura gastronomica di un territorio. In questo modo, puoi scoprire molto più della semplice cucina: puoi entrare in contatto con l’anima più profonda di un luogo, con le sue tradizioni, la sua storia e le persone che lo abitano.
Così, mi sono fermata in un locale piccolo e ben arredato, dove ho assaporato il pane casereccio e le focacce calde, resi speciali da un filo d'olio extravergine di oliva, delicato e fruttato, prodotto dalle olive raccolte nei terreni che circondano il borgo.
Il tutto accompagnato da un vino Rosso Piceno dal carattere deciso, perfetto connubio ai salumi e ai piatti di carne che riempivano la tavola.
Ma ciò che più mi ha colpito è stato il dolce, il tradizionale “lu serpe”: preparato con sfoglia di farina e mandorle, e decorato con cioccolato e confetti, questo dessert a forma di serpente ebbe origine a fine 1600 da una ricetta, rimasta a lungo segreta, delle monache Clarisse faleronesi.
Misterioso, delizioso e simbolico, ogni morso sembrava portare con sé tutto il sapore della storia di Falerone.
Insomma, dall’inizio alla fine del pasto, ogni assaggio è stato un vero tributo alla tradizione agricola della zona, un modo speciale per entrare in connessione profonda e autentica con Falerone e la sua terra.
Capitolo 5: Pomeriggio al Parco San Paolino
Lasciata la frazione di Piane, mi sono diretta nuovamente verso il centro storico di Falerone, senza però passare dai luoghi visitati in mattinata, ma prendendo una strada diversa per concludere un percorso ad anello.
Così facendo, mi sono ritrovata su una strada che seguiva il fianco di una collina, completamente immersa nel verde della natura. Finché, appena arrivata nella Contrada San Paolino, il paesaggio si è completamente aperto sulla mia sinistra, rivelando un prato immenso e perfettamente curato.
Qui, c’erano numerose persone intente a correre e fare attività fisica; altre, semplicemente, si rilassavano sdraiate sull’erba, circondate da alcuni bambini che correvano allegramente e giocavano tra loro.
Mi è parsa una visione davvero bella, molto bucolica e quasi idilliaca. Mi sono fermata, e alzando lo sguardo ho letto un cartello che indicava: Parco San Paolino. “Sembra il posto ideale per fare due passi nella natura”, ho pensato.
E così è stato. Confesso di aver camminato seguendo dei sentieri totalmente casuali, incontrando ogni tanto qualche runner che mi salutava sorridente, sgombrando la mente da ogni pensiero e godendomi una passeggiata salutare in questa vera e propria oasi di relax.
Ho raggiunto anche un’antica chiesa poco distante, la chiesa di San Paolino, che ho scoperto avere origini molto antiche, risalenti al periodo Longobardo di Re Desiderio, nel VII secolo.
Mi sono fermata qualche istante davanti alla chiesa, ammirandone la semplicità e immaginando quante persone, nel corso dei secoli, abbiano attraversato quelle stesse porte. Il silenzio del luogo, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra gli alberi, mi ha regalato un momento di pace assoluta.
Capitolo 6: Un saluto a Falerone con un tramonto indimenticabile
Una volta lasciato il parco San Paolino, ho proseguito la strada per giungere nuovamente nel centro storico di Falerone. Ora che il sole stava calando, ed era quasi giunta l’ora di lasciare il paese, c’era ancora una cosa che avevo in mente di fare fin da quella mattina.
Poco dietro al Comune, avevo notato dei piccoli giardini e, subito dopo, un Monumento ai Caduti di Falerone. Oltre al giusto rispetto dovuto a questo sito per il suo significato simbolico, i giardini sono anche una terrazza naturale che affaccia sulla vallata sottostante, regalando un panorama mozzafiato soprattutto al calar del sole.
Ecco, questo luogo racchiude in sé tutta la bellezza del borgo e del suo territorio: l’importanza della storia e del ricordo, la bellezza delle colline, la quiete e la serenità di una terra speciale. Un finale perfetto per la mia indimenticabile giornata a Falerone.
È tempo per me di mettermi di nuovo in viaggio. Mi chiedo dove mi porterà la strada: verso un altro borgo, un'altra storia, un'altra gemma nascosta delle Marche.