Immaginate di essere nel 1962, in un bar della periferia milanese. Un’osteria con luci fioche dove risuonano trentatré giri fuori moda da un vecchio jukebox. Un bar dove non è ancora arrivato il twist. Un bar dove scorre la vita e si raccontano storie, storie tristi, storie mai successe. Un bar dove scrittori e pittori, che ora si definirebbero “emergenti”, raccontano i loro successi ed esprimono loro idee, a volte bizzarre. Storie bagnate dal vino.
Queste osterie si chiamavano Trani. Come il nome della città pugliese, 800 km più a Sud, da cui provenivano quei vini. Vini da taglio di buona qualità e forte gradazione, portati a Milano da emigranti del Sud. Giorgio Gaber ha descritto vividamente l’atmosfera tipica di queste taverne nella sua canzone “Trani a gogò”.