Un viaggio nel passato più remoto attraverso tre siti preistorici di rilevanza mondiale, che raccontano la vita dell'uomo preistorico in Basilicata.
Con il suo passato ricco di storia l'Italia del Sud è famosa nel mondo per i suoi numerosi siti archeologici. Quello che forse non tutti sanno è che in Basilicata si possono visitare anche siti molto più antichi, con rilevamenti molto interessanti che risalgono al Paleolitico Inferiore, l'era in cui l'homo erectus abitava e cacciava nella regione, approssimativamente 850.000 anni fa.
Ecco i principali tre siti preistorici della Basilicata da non perdere.
Il Parco Paleolitico di Notarchirico
Nel comune di Venosa, a una decina di chilometri di distanza dal centro città, si trova un ampio scavo che costituisce il Parco Paleolitico di Notarchirico. Questo sito è di rilevanza internazionale, essendo uno dei meglio conservati e più ricchi di ritrovamenti sul Pleistocene finora conosciuti.
I rilievi risalgono in parte ad un periodo che arriva fino a 600.000 anni fa, in parte ad un'epoca più recente, datata 359.000 di anni fa e presentano reperti molto interessanti. Il grosso cranio di elefante con le zanne è sicuramente una delle testimonianze più affascinanti; insieme ad esso sono stati rinvenuti resti di altri animali come gli antenati dei buoi o dei cervi, ma anche rinoceronti e tartarughe. La presenza di cacciatori nella zona è testimoniata inoltre da ciò che resta di strumenti e armi ricavati da pietre scheggiate.
Il percorso coperto all'interno del Parco Paleolitico di Notarchirico è ben illustrato da diversi pannelli informativi che rendono il parco accessibile a tutti e spiegano anche la complessa stratificazione del suolo, con ben undici differenti livelli di scavo, tutti chiaramente distinguibili.
Il Parco Paleolitico di Atella nel nord della Basilicata
Il parco paleolitico di Atella si trova nel cuore della Basilicata, a breve distanza dal cimitero della piccola città di Atella, la cui fondazione risale al III secolo a.c.
Lo scenario naturalistico in quest'area è meraviglioso, verdi colline fanno da cornice al sito, insieme a vigneti e uliveti. Atella infatti sorge in una conca formata da un antichissimo vulcano ormai spento, il Vulture.
Questa regione è tra le più importanti in Italia per quanto riguarda la presenza di insediamenti preistorici. Il Parco Paleolitico di Atella, in particolare, è la testimonianza di un insediamento umano che risale a circa 600.000 anni fa. I resti e le impronte di un elefante hanno permesso di scoprire che qui sorgeva un lago attorno al quale vivevano sia uomini che animali, nonostante la presenza del vulcano. I cacciatori nomadi erano in grado di abbattere anche grossi mammiferi come bisonti o appunto elefanti, separandoli dai loro branchi e facendoli impantanare sulle rive fangose del lago.
Altri reperti hanno permesso di stabilire che ad Atella, come anche a Notarchirico e altrove nell'area, nel Paleolitico inferiore era molto attiva la lavorazione della pietra, infatti sono state ritrovate diverse pietre in selce o ciottoli lavorati abilmente per formare armi o utensili. Una particolarità che rende in Parco Paleolitico di Atella ancora più unico ed interessante, è che qui sono stati ritrovati anche piccoli strumenti in selce che non sono mai stati ritrovati altrove.
I Megaliti di Monte Croccia
Nella provincia della meravigliosa città di Matera si trova una riserva naturale e antropologica di grande bellezza e ricchezza, il parco naturale di Gallipoli Cognato. In questo luogo, che sappiamo essere abitato fin dal neolitico, sulla cima del Monte Croccia, è stata rinvenuta una costruzione megalitica, realizzata cioè con enormi massi, risalente almeno all'età del bronzo. Alcuni l'hanno soprannominata la piccola Stonehenge d'Italia, ma il sito è più noto oggi con il nome di Petre de la Mola.
Si tratta di un calendario astronomico che indica il mezzogiorno e il tramonto nel giorno del solstizio d'inverno. Su una delle pietre antistanti si trova inoltre un'incisione a forma di croce che indica il punto esatto in cui posizionarsi per vedere il sole comparire tra le fenditure dei massi.
Sembra inoltre che il magnetismo in questo luogo possa confondere le bussole. È un fenomeno naturale assolutamente normale, che tuttavia contribuisce a rendere il complesso di Monte Croccia ancora più interessante e misterioso.