Durerà ancora per un mese (fino al 18 luglio) la grande Quadriennale di Roma 2020 dal titolo Fuori. Una mostra spettacolare che intende raccontare e valorizzare il lavoro e la ricerca degli artisti e tutte le loro nuove pratiche artistiche contemporanee. Si continua così a ridisegnare il ruolo dell’artista all’interno di una società sempre più “Liquida” e “complessa”.

Durerà ancora per un mese (fino al 18 luglio) la grande Quadriennale di Roma 2020 dal titolo Fuori. Una mostra spettacolare che intende raccontare e valorizzare il lavoro e la ricerca degli artisti e tutte le loro nuove pratiche artistiche contemporanee. Si continua così a ridisegnare il ruolo dell’artista all’interno di una società sempre più “Liquida” e “complessa”. E poi c’è la bellezza, quella più pura e idealistica. Un mondo fatto di nuove immagini, visioni, suoni, idee e fatti concreti che influenzano in maniera ragguardevole non solo gli artisti ma anche tutti i lavoratori del mondo dell’arte. A proposito di questi cambiamenti noi di VisitItaly ne abbiamo discusso con i due curatori della mostra, Stefano Collicelli Cagol e Sarah Cosulich che hanno gentilmente risposto a tutte le nostre domande. 

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Quanto ha influito il covid sul lavoro della quadriennale?

Il Covid ha avuto una grande influenza sul processo di organizzazione e implementazione della mostra, rendendo più difficoltosi molti processi. Per fortuna avevamo terminato il lavoro di ricerca e la scelta degli artisti e quindi il progetto nel suo percorso non ne è risultato compromesso in nessun modo. È stato particolarmente complicato seguire dalla distanza la produzione delle opere degli artisti e lo sviluppo del piano di allestimento, anche perché noi tutti membri dello staff, dipartimento curatoriale, architetto, tecnici potevamo relazionarci solo via schermo. Oltre al fatto che allestire per due mesi in presenza con regole rigidissime e anche enorme precarietà ha reso il tutto molto stressante per noi curatori e per l’istituzione. La mostra è stata aperta a singhiozzo e nonostante tutto è stata molto visitata dal pubblico nei momenti di apertura. La più grande limitazione è stata l’impossibilità di avere un pubblico internazionale perché ci tenevamo molto alla promozione all’estero dell’arte italiana. 

Quanto ha sconvolto i progetti di ricerca iniziati in precedenza?

I progetti di ricerca attraverso le studio visit, i workshop di Q-Rated in tutta Italia e il bando di Q-International sono stati portati a termine. È grazie a questa grande mappatura oltre al lavoro di esplorazione dell’archivio di Quadriennale che abbiamo potuto presentare in mostra una nuova narrazione dell’arte italiana. Possiamo dire che il Covid è stato una grande fatica per noi, ma non un elemento di cui la mostra ha risentito a livello di contenuti né di presentazione.

Cosa ne pensa il pubblico straniero dell'arte contemporanea italiana?

Il pubblico straniero conosce troppo poco dell’arte contemporanea italiana. Pochi sono i nostri artisti viventi riconosciuti internazionalmente. Per questo servono istituzioni come La Quadriennale di Roma dedicate alla promozione dell’arte italiana oltre alle tante azioni portate avanti a livello ministeriale e pubblico. Sono fondamentali i progetti di scambio sia per artisti che per curatori per accrescere il dialogo e la conoscenza con l’obiettivo di favorire una maggiore presenza degli artisti italiani nelle istituzioni espositive straniere.

L'arte contemporanea quanto influisce nelle scelte di viaggio delle persone?

L’arte contemporanea non va pensata solo come fonte di attrattività ma come energia interna per stimolare la creatività e la possibilità per un paese per ripensarsi costantemente nel futuro. Idee, stimoli, connessioni nascono dalla cultura contemporanea nella sua rete multidisciplinare. È un atteggiamento positivo che mette in moto processi inaspettati e per questo necessari. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto quanto un grande evento come la Quadriennale stia avendo una forte attrattiva per il pubblico che vive fuori Roma diventando così il motore di una visita alla capitale.

Sarebbe stato più facile fare questa quadriennale d'arte a Milano, se si perché?

La Quadriennale è un’istituzione di Roma, importante per il ruolo storico che ha avuto per l’arte italiana. La mostra è pensata proprio in questo stretto dialogo con la storia dell’istituzione e della città, sarebbe stato impensabile un progetto del genere a Milano. La città di Roma, particolarmente in questo momento, si è trovata a vivere una fase molto dinamica dal punto di vista del contemporaneo. Ci sono diverse istituzioni che vivono un momento particolarmente propositivo come il Macro, il Maxxi, la Galleria Nazionale, ma anche le importanti fondazioni, le nuove gallerie private, gli spazi alternativi e dedicati ai giovani nati recentemente che hanno contribuito a portare a Roma molti nuovi artisti. Mi sembra che ci sia un investimento di energia che la città dovrebbe sostenere consapevolmente.

Cosa dovrebbe fare l'Italia nelle sue future scelte sul contemporaneo, e cosa i suoi esperti?

Creare maggiori opportunità per i giovani, sia per gli artisti che per i curatori che contribuiscono alla loro scoperta. Maggiori occasioni di dialogo con docenti stranieri nelle accademie di belle arti. Più programmi di residenza ma anche di visita per operatori dell’arte internazionali. Progetti di sostegno a istituzioni straniere che organizzano mostre di artisti italiani all’estero. Una regia pubblica con una strategia, anche di coordinamento della rete complessiva del contemporaneo che valorizzi le tante realtà virtuose attualmente impegnate.


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