Tra solenni funzioni religiose e tradizioni popolari, il Natale barese inizia all’alba del 6 dicembre festeggiando Nicola, il ‘santo delle genti’.
Da sempre Bari è un crocevia di popoli e culture diverse, caratteristica che l’ha contraddistinta nel corso della sua storia tanto che la Chiesa Ortodossa la annovera come città dal valore sacro. Non stupisce che il suo Santo protettore sia proprio quello che più di tutti rappresenta l’unione e la fratellanza tra Occidente e Oriente, mondi solo in apparenza così lontani: San Nicola.
Venerato con grande sentimento in tutto il mondo e in particolar modo dai fedeli ortodossi, il 6 dicembre a Bari si inaugura ufficialmente l’inizio delle feste di Natale festeggiando il ‘santo delle genti’. La tradizione prevede la celebrazione di una messa solenne presso la basilica alle prime luci del giorno, seguita dalla visita alla cripta che ne ospita le reliquie, la suggestiva fiaccolata e l’immancabile colazione con la cioccolata calda presso le viuzze del centro storico.
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La storia di San Nicola e del suo arrivo a Bari
Non tutti sanno che San Nicola, vissuto a cavallo tra il III e il IV secolo, in realtà non era affatto originario di Bari, anzi. La sua città d’origine era infatti Pàtara, in Turchia, ed è noto soprattutto per essere stato vescovo della cittadina di Myra nonché protettore dei bambini, delle donne in cerca di marito e dei marinai e dispensatore di doni, guarigioni e miracoli.
Il rapporto di Nicola con Bari è di fatto iniziato solo moltissimi anni dopo, sul finire dell’XI secolo. Le reliquie del Santo furono trafugate nel 1087 da 62 marinai baresi di origine normanna e portate nella città, oggi capoluogo della Puglia, all’epoca appena conquistata sconfiggendo i bizantini. Nello stesso anno cominciò la costruzione della basilica, terminata circa un secolo dopo e ancora oggi simbolo della città, punto di riferimento del suo centro storico e sede della cripta contenente le reliquie portate dall’Oriente.
Un gesto - la traslazione delle ossa, celebrata nella festa patronale di maggio - forse poco nobile per i modi, ma che ha fatto la storia di Bari e della religione cristiana, risollevando la città da una crisi economica e rappresentando un anello di congiunzione tra le diverse correnti di fede.
San Nicola e fede: la santa messa in basilica all'alba
Un detto barese recita: “Sanda Necol’ jè amand’ d’ l’ frastir’, ma l’ baris ten’ semb’ jind’ o cor’ e penzir”; ovvero “San Nicola ama lo straniero, ma porta sempre i baresi nel cuore e nel pensiero”.
Una frase che risuona con rinnovato entusiasmo all’alba del 6 dicembre, giorno nel quale la città festeggia il proprio Patrono e apre ufficialmente le porte al periodo natalizio - non a caso la figura di San Nicola è associata a Babbo Natale. Ed è proprio ora di tuffarsi nel cuore della festa.
La giornata comincia prestissimo con la celebrazione della messa solenne alle prime luci del giorno, intorno alle 5. L’atmosfera è davvero magica: le porte della basilica si aprono al pubblico già durante la notte e le vie del borgo antico si animano del calore e del brusio dei tantissimi fedeli che, puntuali come ogni anno, non perdono l’appuntamento; un’esperienza racchiusa in una meravigliosa cornice fatta di luci e decorazioni natalizie e del profumo della colazione che accompagna Bari nel risveglio.
La tappa successiva è la tradizionale visita alla cripta di San Nicola, nell’area sotterranea della basilica, dove sono custodite le spoglie e altre reliquie del Santo importantissime soprattutto per i fedeli ortodossi. Uno degli oggetti di culto più interessanti e suggestivi, sia per i religiosi sia per la cultura popolare, è la colonna miracolosa: realizzata in marmo rossiccio, secondo la leggenda fu rinvenuta sulla riva del mare nella notte tra il 30 settembre e il 1 ottobre 1089 - giorno della deposizione delle ossa nella cripta appena costruita - giungendo presumibilmente da Costantinopoli o dalla stessa Myra per opera del Santo; nessuno però riusciva a trasportarla e si dice che lo stesso Nicola l’abbia installata come base per la costruzione della sua basilica.
Ma perché è miracolosa? L’antico rito popolare delle zitelle svela l’arcano. Si tratta di una tradizione antichissima e radicata nella cultura locale: le donne ancora nubili di una certa età chiedevano una grazia al Santo toccando la superficie della colonna e girandole intorno per tre volte consecutive. Probabilmente è solo una leggenda, ma sono tante le testimonianze di chi giura di aver trovato così l’anima gemella. Oggi questa usanza popolare è però in disuso dato che, per motivi di sicurezza e salvaguardia del patrimonio, la colonna è protetta da una solida gabbia metallica. Tuttavia, le fedeli più tenaci non hanno abbandonato del tutto la tradizione e la mantengono viva lasciando dei bigliettini personali ai piedi del pilastro marmoreo.
San Nicola e tradizione: la fiaccolata e la cioccolata calda
Mentre viene celebrata la messa tra le mura del centro storico, per le vie principali della città prende forma uno spettacolo tipico della tradizione della festa: la fiaccolata nicolaiana. La lunga marcia, rivolta ai fedeli più prestanti che intendono commemorare il Santo in modo più dinamico, costella la città di torce luminose partendo dal Parco 2 Giugno, nel cuore della città, per giungere fino al sagrato della Basilica. È un vero e proprio pellegrinaggio cittadino in onore del Santo.
Ma che festa sarebbe senza una dolce sorpresa? La tradizione gastronomica del 6 dicembre barese non si lascia mancare proprio nulla e, al termine della messa e con l’arrivo dei maratoneti della fiaccolata, arriva il momento più atteso soprattutto dai bambini: la colazione di San Nicola a base di cioccolata calda, servita ai visitatori dagli abitanti della Città Vecchia, accompagnata dai dolci tipici natalizi e da alcune protagoniste dello street food locale, come sgagliozze e popizze.
La giornata di festa si protrae fino a sera e l’accensione delle luci dell’albero cittadino a Piazza del Ferrarese segna inequivocabilmente l’avvicinarsi del Natale. Per molti baresi questo è anche il momento perfetto per addobbare casa e festeggiare con una panzerottata.
Il culto di San Nicola nel mondo
Una statua dedicata a San Nicola (l'ultima a destra) è presente nella Cattedrale di Salisbury, in Inghilterra.
Non è un caso che oggi San Nicola sia il santo più venerato al mondo e la sua figura si sia sovrapposta ad alcuni personaggi tipici del folklore: Nonno Gelo nell’Europa dell’Est, Papà Inverno nei paesi germanici, Sinterklaas in Olanda - tutti alter ego del ben più famoso Santa Claus, contrazione di Saint Nicolaus, nome derivante dall’emigrazione dei fedeli europei in America.
In tutto il mondo sono state erette nel tempo moltissime chiese dedicate al Santo, sia cattoliche sia ortodosse: il culto di Nicola si è diffuso specialmente in Russia e nell’Europa orientale, in Grecia, in Boemia, in Turchia, nell’Europa occidentale (Olanda, Fiandre, Germania e Inghilterra), nell’Europa settentrionale (Danimarca e Islanda) e nel nord America. Un caso particolare riguarda la chiesa di New York, segnata da un passato tragico: la sua collocazione adiacente al World Trade Center, purtroppo, non l’ha risparmiata dalla distruzione scatenata dagli attentati terroristici dell’11 settembre 2001; è stata successivamente ricostruita e sul suo sito ufficiale si nota subito l’hashtag #rebuildmychurch, un messaggio che vuole trasmettere pace, speranza e resilienza.