L’artigianato artistico veneziano rivive nel merletto di Burano, un’arte secolare che unisce passione, tradizione e dedizione e che oggi viene reinterpretato in un gusto contemporaneo.
Un’arte secolare che unisce passione, tradizione e dedizione
Le case vivacemente colorate, i panni stesi e le anziane che ricamano il merletto. Siamo a Burano, isola pittoresca e caratteristica della laguna nord di Venezia che conta circa 3.000 abitanti, costituita da quattro isole separate da canali interni e da cinque sestieri (quartieri). Nelle sue origini era una modesta comunità di pescatori e l’arte del merletto veneziano era portata avanti dalle donne che tradizionalmente svolgevano la loro attività sull’uscio di casa, in compagnia di amiche e familiari. All'attività della pesca è legata la caratteristica colorazione delle case, tinte in principio dai pescatori per poterle riconoscere da lontano anche in inverno, con la presenza della nebbia. In seguito questa usanza si è diffusa in tutta l’isola e oggi i colori vengono utilizzati per delimitare la proprietà delle case rendendola una meta turistica di incredibile impatto visivo da non perdere assolutamente nella visita della Laguna e della città di Venezia.
La storia del merletto si perde nella notte dei tempi ed è legata a congetture o leggende. Per alcuni la tipica lavorazione buranella sarebbe connessa alla tradizione marinaresca degli abitanti della piccola isola, legati alla pesca e di conseguenza alla fabbricazione e alla riparazione in loco delle reti.
Una forte spinta alla diffusione di questo tipo di artigianato venne data dalla dogaressa Morosina Morosini, che alla fine del XVI secolo creò un laboratorio a Venezia, nel quale trovarono impiego 130 merlettaie. Alla sua morte il laboratorio venne chiuso, ma l'arte del merletto continuò ad essere coltivata. Vista la forte richiesta, si studiò di organizzare la produzione e la commercializzazione del merletto veneziano: la Corporazione dei Merciai se ne assunse la prerogativa, organizzando il lavoro nelle case, negli orfanotrofi, nei conventi, negli ospizi, nelle isole, divenendo così nel secolo XVII (epoca del boom del merletto in Europa) una delle corporazioni più ricche di Venezia.
Col passare degli anni il merletto di Burano acquisì fama internazionale. Merce rara e preziosa, entrò a far parte del corredo di varie famiglie europee di primaria importanza: all'incoronazione di Riccardo III d'Inghilterra (22 giugno 1483) la regina Anna indossò un ricco mantello ornato di merletti di Burano; allo stesso modo acquistarono merletti vari membri della famiglia Tudor, Caterina de' Medici, Bianca Cappello e diversi altri ancora. Proprio per opera di Caterina de' Medici e – in anni successivi – del ministro Colbert, alcune merlettaie si trasferirono in Francia: in pochi anni, le merlettaie buranelle divennero oltre 200, insegnando la loro arte alle colleghe francesi: il giorno della sua incoronazione (14 maggio 1643) Luigi XIV indossò un collare di merletto opera delle merlettaie buranelle, che avevano impiegato due anni per terminarlo.
Nell'inverno del 1872, grazie all'interessamento della contessa Andriana Marcello e dell'onorevole Paolo Fambri, si decise di cercare di rivitalizzare l'antica tradizione del merletto di Burano, con lo scopo principale di alleviare le tristi condizioni economiche dell'isola. Venne quindi chiesto ad un'anziana merlettaia di nome Vincenza Memo - detta Cencia Scarpariola – rimasta ultima depositaria di tutti i segreti dell'arte, di tramandarli alla maestra elementare Anna Bellorio d'Este, che a sua volta li passò alle figlie e ad un gruppo di ragazze. Fu così che presso l'antico palazzo del podestà nacque la Scuola del merletto di Burano, che grazie alle commesse della contessa Marcello e di una serie di nobildonne da lei interpellate – fra le quali la principessa di Sassonia, la duchessa di Hamilton, la contessa Bismarck, la principessa Metternich, la regina d'Olanda e la regina Margherita – fece nuovamente rifiorire il lavoro e il commercio. Nel 1875 la Scuola del merletto contava già oltre 100 allieve.
Nella scuola si lavorava per sei ore al giorno d'inverno, sette in estate. Si veniva ammesse a 12 anni, dopo sei anni di istruzione fornita a casa. A 18 anni si passava nel gruppo delle lavoranti esperte fino al matrimonio, dopo il quale si tornava a lavorare a casa. Secondo un elenco dei lavoranti a cottimo del 1876, le merlettaie erano suddivise per operazioni: Ordidura, Rete, Guipure, Rilievo e Ripieni, Stelle, Piccò, Staccatura, Pulitura, Unioni.
La tecnica che caratterizzò la scuola del merletto di Venezia e di Burano fu il punto in aria, eseguito con l'utilizzo di solo ago e filo, senza alcun supporto. Nei secoli si utilizzarono vari punti, alcuni di essi inventati proprio dalle merlettaie buranelle. Fra di essi, si ricordano il punto Venezia (così chiamato perché ricorda i ponti della città), il punto Burano (rete eseguita con filo sottilissimo, che ricorda le reti dei pescatori dell'isola), il punto ago, il punto rosa, il punto cappa, eccetera. Tipica del merletto di Burano è la lavorazione rigorosamente ad ago: i merletti originali di Burano si distinguono per l'estrema complessità del disegno e della tecnica esecutiva, l'utilizzo di fili (di cotone, lino, seta, dorati o argentati) molto sottili, e di conseguenza una lavorazione estremamente lunga, per la quale è d'obbligo uno studio ed un'applicazione spesso pluridecennale.
L’Atelier Martina Vidal Venezia: la tradizione del merletto di Burano in chiave contemporanea
Martina Vidal Venezia ha la propria sede principale a Burano. Da 4 generazioni dediti alla realizzazione del merletto di Burano, oggi sono specializzati nel confezionamento di biancheria per la casa di alta qualità dove passione, tradizione e creatività, si uniscono per realizzare prodotti unici ed inimitabili.