La setta dei Beati Paoli: un gruppo di uomini che per secoli ha agito nell'ombra tra i cunicoli sotterranei di Palermo.

A Palermo si trovano diverse vie e negozi che portano il nome di questa setta misteriosa, ma chi erano i Beati Paoli? Sono realmente esistiti o si tratta di una leggenda? Non possiamo darvi una risposta definitiva ma vi raccontiamo ciò che si conosce di questa setta segreta palermitana che ancora oggi, dopo cinque secoli, fa parlare di sè!

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La storia dei Beati Paoli

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Le prime testimonianze scritte sull’esistenza della setta appaiono nei primi del ‘700. Da queste, una delle supposizioni più accreditata è che le origini storiche dei Beati Paoli stiano in un’altra associazione segreta, quella dei Vendicosi, attiva già nel XII secolo e formata da cittadini di ceto sociale basso che facevano giustizia, con lo scopo di difendere i palermitani dai soprusi dei nobili. Quanto alle origini etimologiche, invece, diverse sono le ipotesi, ma la più celebre vorrebbe il nome della setta derivi dalla devozione a San Francesco Di Paola e al fatto che i Beati Paoli si aggirassero per la città e per le chiese di Palermo, vestiti di un saio monacale. Nella notte invece, questi uomini giravano con il volto coperto da un cappuccio nero. Una delle fonti più attendibili, grazie alla quale oggi sappiamo qualcosa in più sui Beati Paoli, sta negli scritti del Marchese di Villabianca, che riportò i racconti della tradizione orale, a lui tramandati sin da bambino, nei suoi “Opuscoli Palermitani”. 

I tre Beati Paoli

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Il Marchese, fu il primo a fare i nomi di almeno tre supposti Beati Paoli e a collocare storicamente l’operato della setta tra inizio del ‘600 e fine del ‘700. Villabianca la descrive come la setta degli scellerati, dispensatrice di giustizia sommaria ai danni dei potenti, che legittimava contro questi ultimi, delitti ed atroci torture al fine di proteggere il bene pubblico.

Del primo uomo, Giuseppe Amatore, si sa solo che era un fabbricante di fucili, detto “u Russu” e che fu impiccato a Palermo il 17 dicembre 1704, all’età di 27 anni. Il secondo uomo misterioso, Girolamo Ammirata, era un contabile di professione e fu impiccato al piano del Carmine nel 1723 per avere ucciso un uomo con un colpo di fucile.

Villabianca racconta che da bambino, ebbe l'occasione di incontrare il terzo uomo della setta. Era un famoso conducente di carrozze a cavalli di Palermo, Vito Vituzzu. Quest'uomo scampato alla morte, sciolta la setta, diventò il sacrestano della chiesa di San Matteo al Cassaro.

I luoghi nascosti dei Beati Paoli

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Secondo il Marchese di Villabianca, i Beati Paoli erano soliti riunirsi nei vicoli sotterranei della città, dopo la mezzanotte, al lume di candele e incappucciati di nero. Questo luogo di ritrovo era un vero e proprio tribunale dove i membri della setta decidevano della vita o della morte dei loro rivali. La rete di vie e grotte sotterranee dove i Beati Paoli si riunivano, apparteneva ad un'antica necropoli punica che si pensa fosse localizzata sotto il mercato del Capo di Palermo.

Paletmocentrostorico

Questa rete di cunicoli era situata tra la Chiesa di Santa Maria di Gesù (conosciuta come Chiesa Santa Maruzza dei Canceddi) e la Grotta di Vicolo degli Orfani. La Santa Maruzza, che si trova nell'odierna Piazza dei Beati Paoli, ha una cripta sotterranea che si pensa fosse un ingresso alternativo al tribunale della setta. All'interno della cripta, un passaggio segreto portava al tribunale. L’ingresso originario, era da palazzo Baldi – Blandano, su quella che oggi è via Beati Paoli, dove sul muro è visibile una targa gialla con scritto “Antica sede dei Beati Paoli.” Oggi, al presunto luogo di aggregazione, si accede da una porticina che si apre nel Vicolo degli Orfani, una stradina dietro la chiesa.

Beati Paoli e Mafia: leggenda o realtà?

Beatipaolimafia

Gli scopi e il modo di operare della setta, hanno fatto sì che, nei primi del ‘900, si diffondesse la teoria di un legame tra Mafia e Beati Paoli. In particolare, quando il tenente di polizia di New York Giuseppe Petrosino, nemico della criminalità italiana trapiantata negli Stati Uniti, fu assassinato a Palermo in Piazza Marina il 12 marzo 1909, l'inchiesta rivelò che la mafia, facendo suo il mito dei Beati Paoli, aveva cominciato a tenere incontri segreti nello stesso sotterraneo della setta.

Settant'anni dopo Tommaso Buscetta, noto boss di Cosa Nostra, affermò: "La mafia [...] viene dal passato. Prima c'erano i Beati Paoli […]: abbiamo lo stesso giuramento, gli stessi doveri". Il pentito Totuccio Contorno invece, si faceva chiamare “Coriolano della Floresta”, come il protagonista del noto romanzo di Luigi Natoli “ i Beati Paoli”. Di fatto, però, secondo gli storici, il collegamento tra i due fenomeni non è mai stato provato. Infatti lo studioso palermitano Rosario La Duca afferma: “La mafia ha un’origine agraria connessa al disintegrarsi della struttura feudale dell’Isola, avvenuta all’inizio del XIX secolo quando ormai la setta dei Beati Paoli era da tempo scomparsa”. 

Il mistero irrisolto dei Beati Paoli

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Dunque, sono realmente esistiti i Beati Paoli o sono il frutto del tramandarsi di leggende ormai perse nel tempo? Ad oggi non abbiamo una risposta sicura perchè non ci sono fonti certe che attestino l'esistenza della setta. Tuttavia, data la notorietà della confraternita e le documentazioni esistenti al riguardo, non possiamo escludere che ci sia del vero dietro i racconti sulla sua esistenza.

Oltre al Marchese di Villabianca anche il famoso scrittore Luigi Natoli nel 1909, ha raccontato della setta nel suo romanzo a puntate “ I Beati Paoli”. La storia fu pubblicata sul Giornale di Sicilia in 239 puntate e divenne un patrimonio comune dei siciliani, poveri e borghesi. In particolare per gli abitanti del Capo, quartiere dove si pensa si riunisse la setta, il romanzo diventò quasi un testo sacro, letto in famiglia. Secondo lo storico De Luca, “ In Sicilia, i Beati Paoli è ancora oggi l’unico libro che molta gente del popolo abbia letto nel corso della sua vita”.

Leggenda o realtà, i Beati Paoli sono entrati anche nel linguaggio comune. Spesso a Palermo e dintorni, per dire che una persona è buona solo in apparenza ma pericolosa nei fatti, si usa il detto: “pari nu Biatu Paulu“ cioè “ sembri un Beato Paolo”! 

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