Si racconta che ai tempi dell’Inghilterra medievale colui che fosse riuscito ad estrarre la mitica Excalibur sarebbe diventato re. In effetti qualcuno ci ha provato. Ma non stiamo parlando di Re Artù, bensì di un normalissimo turista che, visitando l’Eremo di Monte Siepi in Toscana, ha tentato l’ardua impresa (senza successo e danneggiandone l’elsa, tra l’altro).
Galgano Guidotti: la storia
La storia vede protagonista Galgano Guidotti, cavaliere nato a Chiusdino nel 1150 circa, lacui aristocratica famiglia era legata al Vescovo di Volterra, per conto del quale il Guidotti era volto a difendere e proteggere interessi, possedimenti e beni del distretto chiusdinese. Galgano però, non percorreva la retta via: era un giovane violento e conduceva una vita sregolata, fatta di divertimenti e piaceri, finché l’Arcangelo Michele non gli apparì per ben due volte. L’Arcangelo voleva fare di lui un Cavaliere di Dio e per questo si mostrò dinnanzi al giovane per indicargli il suo percorso di vita.
San Galgano: la conversione
Da questo momento in poi, Galgano iniziò il suo processo di conversione, che culminò in un viaggio che condusse il giovane sulla collina di Montesiepi, dove si inginocchiò in riverenza a San Michele convertendosi definitivamente al Cristianesimo.
Il cavaliere, quindi, conficcò la sua spada in una roccia, facendola diventare una croce, ponendo fine alla sua vita passata e accogliendo l’inizio di quella nuova. La Spada da simbolo di morte, diventò simbolo di pace e redenzione, e la storia di San Galgano divenne così conosciuta che una piccola comunità di fedeli rese Montesiepi meta di pellegrinaggio, al fine di parlare con il santo e ricevere miracoli e guarigioni.
Galgano morì il 30 novembre 1181, dopo aver vissuto il suo ultimo anno di vita da eremita, in una capanna costruita in prossimità della roccia e fu ritrovato inginocchiato davanti alla spada, in atto di preghiera. Quattro anni dopo, Papa Lucio III, a seguito di una commissione diretta del cardinale Conrad di Wittelsbach, lo proclamò santo.
L'Eremo e L'Abbazia
Sul colle dove San Galgano si ritirò a vita, tra il 1181 e il 1185, venne costruita una cappella che fu la prima tomba del santo, al centro della quale si trova la roccia trafitta dalla spada del cavaliere chiusdinese: l’Eremo (o Rotonda) di Montesiepi.
Una settantina di anni dopo, tra il 1220 e il 1268, la popolazione, come segno di devozione per il santo, edificò la prima chiesa gotica della Toscana: l’Abbazia di San Galgano.
L’Abbazia visse un periodo di grande splendore e accolse personalità importanti fino alla metà del 1300, periodo in cui carestia, peste, saccheggi e la pratica della Commenda segnarono la decadenza dell’edificio.
Curiosità: dove è il tetto?
Una curiosità: quella di San Galgano è un’Abbazia a cielo aperto…in pratica: senza tetto.
Le cause dettate dalle fonti sono varie: in una versione, per esempio, si racconta che un fulmine colpì il campanile che crollò sul tetto; in un’altra, che il Commendatario Girolamo Vitelli, dopo aver probabilmente venduto tutto il possibile, arrivò addirittura a vendere il tetto in piombo.
Secondo gli storici dell’Accademia di San Galgano però, la realtà è, purtroppo, molto meno pittoresca. Il tetto della chiesa dell’Abbazia, composto da travi in legno e laterizi, crollò a causa del progressivo indebolimento delle strutture (più volte denunciato nel corso degli anni), che non riuscirono a sostenere il crollo del campanile del 1786.
Ad avere una copertura metallica invece (e non in piombo), era la cupola dell’Eremo, non l’Abbazia, e anch’essa non fu venduta, ma smantellata nel 1154 dal governo della repubblica di Siena, forse per farne munizioni nella guerra contro Firenze, forse per evitare che i fiorentini se ne servissero per analogo scopo.
Insomma, solo il buon vecchio campanilismo toscano!
In ogni caso, la chiesa venne sconsacrata nel 1789 e da lì abbandonata.
Oggi (info utili)
Ad oggi il complesso di San Galgano è uno dei più suggestivi presenti sul territorio italiano e l’Eremo è tutt’ora una chiesa consacrata dove si celebrano messe con cadenza settimanale.
Entrambi gli edifici sono aperti dalla mattina alla sera, con orari prolungati per i mesi estivi e, mentre l’ingresso all’Eremo è gratuito, per entrare nella Grande Abbazia si paga una piccola “gabella” (detto anche biglietto d’ingresso).
Infine, nelle serate estive, non è raro poter assistere a bellissimi concerti al chiaro di luna.
Ah! Un ultimo consiglio: sarebbe buona norma consultare il meteo prima di visitarla, poiché…insomma…manca il tetto.