Direttore Creativo della storica sartoria di famiglia, Luca Rubinacci ci ha portato nei suoi posti del cuore a Milano, città di chi ama e fa la moda.
Rappresentare oggi la terza generazione della storica sartoria Rubinacci, nata a Napoli agli inizi del 900, che ha vestito reali e stelle del cinema, non deve essere una passeggiata, ma Luca Rubinacci, seppure sente il peso del suo ruolo, lo indossa con grande eleganza e nonchalance, esattamente come farebbe un completo della sua ultima collezione.
Dopo una prima vita da sportivo - è stato campione di vela- Luca si è avvicinato alla sartoria mantenendo la stessa tempra ambiziosa e l'atteggiamento competitivo di chi vuole vincere. Da quando ha preso in mano la direzione creativa dell’azienda, 20 anni fa, di cose ne ha fatte: ha aperto la strada al ready-to wear e all'e-commerce, ed ha trasformato lo storico marchio fondato dal nonno, in un vero e proprio brand riconoscibile, immediatamente simbolo di lusso e bel vestire, in Italia e nel mondo.
Lo incontriamo un lunedì mattina di gennaio, mentre si trova nella sede Milanese di Rubinacci. Vogliamo rubargli un po’ di segreti di stile ed eleganza, ma soprattutto sapere quali sono i suoi luoghi italiani preferiti, dove ama viaggiare e trascorrere le sue vancanze, ma anche mangiare e rilassarsi. Insomma, vogliamo scoprire dove va un vero gentleman italiano.
Ecco cosa ci ha rivelato.
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Allora Luca, partiamo dalle basi: chi sei e come ti definiresti nella tua essenza?
Sono un creativo e un amante del bello in tutte le sue forme. Sono napoletano e vivo a Milano, ma mi sento a mio agio in contesti diversi. Amo Napoli tanto quanto il Lago di Como. Ho una mentalità aperta e internazionale, sempre pronta ad accogliere nuove esperienze e tutto ciò che può arricchire la mia vita.
A che età hai scoperto di avere occhio per la bellezza?
Direi che il senso estetico è l’amore per la bellezza sono cresciuti con me. Quando avevo sei anni, mio padre mi portava con lui al Pitti - la famosa fiera della moda maschile-. Ero solo un bambino, ma mi divertivo tantissimo: il mio "gioco" era impacchettare le cravatte. Le toglievo dalle loro custodie di plastica trasparente e poi le sistemavo per colore nello stand. Alla fine della fiera, dovevo rimetterle tutte a posto. Quando mi chiedono da quanti anni vado al Pitti rispondo: "da quando avevo sei anni".
Poi, quando avevo sei o sette anni, dopo la scuola mi piaceva giocare tra i tessuti. Mi divertivo a prendere pezzi di stoffa e a farmeli applicare sui pantaloni. Così, alle medie, andavo in giro con jeans che avevano inserti in tweed verde o marrone, creando una sorta di patchwork. O ancora, ricordo che mio doudou, non era il classico peluche, ma un malloppo di pochette di seta annodate da mia madre.
Tutte queste cose mi hanno portato, con il tempo, a sviluppare una passione per il bello. Ma non è stata una cosa immediata. Non penso che si nasca con il senso dello stile o del gusto, credo piuttosto che sia qualcosa che si affina con il tempo. È un’evoluzione continua. Non basta nascere in un certo ambiente o ricevere in regalo qualcosa di bello per sviluppare un vero senso estetico. Io stesso continuo a imparare e ad evolvermi ogni giorno. E voglio sottolineare una cosa importante: la bellezza non è sinonimo di lusso o di costo elevato. Chi la riduce solo a una questione economica non ne ha colto l’essenza.
La bellezza non è sinonimo di lusso o di costo elevato. Chi la riduce solo a una questione economica non ne ha colto l’essenza.
Cosa c'è nella tua mente ultimamente? Ci sono nuovi progetti ai quali stai lavorando?
Con Rubinacci negli ultimi vent'anni abbiamo fatto un percorso incredibile. Abbiamo lavorato per creare una "Sartoria 3.0", unendo tradizione e innovazione. Non abbiamo snaturato le nostre radici: continuiamo a realizzare capi su misura con alcuni dei migliori sarti al mondo, mantenendo l'eccellenza del lusso. Questo è un settore che, per la sua natura artigianale, ha costi elevati e una produzione limitata, rendendo ogni pezzo esclusivo e desiderabile. Uno dei nostri obiettivi era rendere il marchio più scalabile. Per questo, nel 2015, abbiamo lanciato una linea ready-to-wear con un’estetica casual chic. Non volevamo competere con il nostro su misura, ma offrire un prodotto complementare, pensato per i nostri clienti e le nuove generazioni.
Attualmente ho due cose in mente. L’espansione del ready-to-wear e, soprattutto, il lancio della nostra prima collezione da donna. Nel su misura abbiamo notato una crescente domanda femminile: sempre più donne scelgono capi sartoriali, spesso con tagli maschili, ma reinterpretati con il loro stile. Questo ci ha fatto capire che c’era spazio per un prodotto nuovo che rispettasse questa estetica.
Nella tua visione della moda e della sartoria, cosa ti ispira e guida di più: il passato o il futuro? Quello che è stato o quello che sarà e che non c’è ancora?
Entrambi. Non si può avere l’uno senza l’altro. L’innovazione va di pari passo con la sostenibilità, perché oggi tutto ciò che è davvero innovativo deve essere anche sostenibile. Un prodotto fatto a mano è per sua natura sostenibile: il lavoro artigianale non richiede l’uso di macchinari inquinanti e privilegia tessuti naturali, come lana vergine e cotone al 100%, evitando materiali sintetici come elastan e poliestere.
Il passato ci ispira nelle proporzioni, nei tagli e nelle linee, ma è il futuro che ci impone di restare al passo con i tempi. Per esempio, nella mia collezione estiva di quest’anno, ho utilizzato un tessuto in 100% cotone Seersucker, una tela con un effetto tridimensionale che, pur essendo interamente naturale, risulta elastica al tatto. Questo lo rende perfetto per la moda contemporanea, dove il comfort e la praticità sono fondamentali. Eppure, il Seersucker non è un'invenzione moderna: veniva già utilizzato nei circoli esclusivi degli anni ’30. Qui sta il vero equilibrio tra passato e futuro: riprendere materiali storici e reinterpretarli con tagli moderni e silhouette destrutturate, come si usa oggi. Il nostro compito, in sartoria, è proprio questo: trovare il giusto bilanciamento tra tradizione e innovazione, mettendo in gioco il nostro gusto, il nostro know-how e la nostra tecnica per creare un prodotto che sia unico ed eterno.
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Come sta la moda italiana oggi? Siamo ancora i più bravi?
Sì, siamo ancora il fiore all’occhiello della moda, e lo saremo sempre, ma proprio per questo siamo anche i più esposti al giudizio. Lo vedo nella mia esperienza con Rubinacci: essendo considerati una delle migliori sartorie al mondo, ogni nostro passo viene scrutato. Se un giorno porto pantaloni più stretti del solito, si dice che la moda stia cambiando, e se domani li indosso larghi, si pensa che sia una dichiarazione di stile. Non è che noi italiani siamo bravi a cambiare, siamo bravi a fare marketing e a renderci riconoscibili.
Oggi le tendenze sono frammentate: a Parigi si veste in un certo modo, in Inghilterra in un altro. Il fashion system, che è un mondo distante dalla sartoria, è dominato dall’estremismo delle tendenze.
Ecco perché noi, nella sartoria, dobbiamo rimanere focalizzati sull'eleganza senza tempo. Questo è un altro aspetto della sostenibilità: creare capi che non durino una sola stagione, ma che possano arricchire il guardaroba per anni, magari diventando persino pezzi vintage di valore.
Viviamo in un’epoca dominata dal fast fashion, con marchi che lanciano sei o sette collezioni all’anno, mentre anche i grandi brand del lusso moltiplicano le capsule per stare al passo con una domanda sempre più incostante. Il nostro obiettivo è diverso: puntiamo sulla qualità, perché un prodotto ben fatto è di per sé sostenibile. Non finisce nel cestino dopo una stagione, ma può avere una seconda vita, essere rivenduto, reinterpretato, tramandato.
É il momento di iniziare il nostro viaggio in Italia, dove ci porti? Quali sono le tue destinazioni preferite?
Ne ho tantissime, e variano con le stagioni e con gli sport che posso praticare. In Italia per fortuna posso fare tutto. D’inverno preferisco la montagna per sciare, d’estate il mare per surfare o fare vela. Nelle mezze stagioni mi piace esplorare la campagna o rilassarmi al lago. In Italia per fortuna posso fare tutto
D’estate amo posti come Capri, la Sardegna e le isole Eolie, Panarea su tutte. Ci andavo spesso da più giovane, adesso con la famiglia è più complicato…
Per l’inverno, da amante della montagna, scelgo spesso località come Courmayeur, La Thuile e Champoluc: luoghi facilmente raggiungibili e perfetti per un weekend sulla neve. Questa è la grande bellezza del nostro Paese: è ricca di luoghi unici e autentici. L’autenticità è il vero lusso. Anche una semplice trattoria può offrire un’esperienza culinaria unica, spesso più memorabile di un ristorante stellato.
Ok, ma se dovessimo scegliere un luogo dal quale partire per il nostro viaggio, quale sarebbe?
Molti consigliano Roma come base di partenza per un viaggio in Italia, ma io preferisco Milano. Milano è una città internazionale, con tantissime cose da scoprire: arte, musei, monumenti, un’estetica moderna e poi è perfetta per chi ama camminare. A Milano si può girare facilmente a piedi, rendendo l’esperienza più piacevole e meno caotica. Inoltre, per chi ama lo shopping, la città offre un concentrato perfetto di boutique e grandi marchi in un’area compatta e ben organizzata.
Milano, poi, offre un’ampia scelta gastronomica: dalle trattorie ai ristoranti glamour, un viaggiatore può vivere esperienze culinarie di altissimo livello in un ambiente elegante e dinamico. Certo, Roma e Napoli hanno una tradizione culinaria incredibile, ma a Milano si trova un mix perfetto tra eccellenza italiana e cucina internazionale.
L'Italia è ancora il fiore all’occhiello della moda, e lo sarà sempre, ma proprio per questo è anche la più esposta al giudizio.
Dunque si parte da Milano. Poi come continuiamo il nostro viaggio?
Beh, anche qui, dipende dalla stagione! Se partissimo in inverno vi porterei a scoprire la montagna: La Thuile, Champoluc o Courmayeur, tutte località di grande fascino e facilmente raggiungibili. A La Thuile per esempio si trova il Montana Lodge, un'oasi alpina dal design contemporaneo, un mix perfetto di eleganza e comfort a due passi dalle piste. Se si ha più tempo, le Dolomiti offrono un’esperienza straordinaria, con mete come Alta Badia, Cortina o Madonna di Campiglio, che garantiscono panorami mozzafiato e servizi di altissimo livello.
Nelle stagioni intermedie, come maggio-giugno o settembre-ottobre, andrei invece sui laghi. Uno dei miei luoghi preferiti per il relax è il Mandarin Oriental sul Lago di Como. Adoro cenare sulla loro terrazza al tramonto accanto al lago nel loro bistrò. E poi c’è il Passalaqua: la colazione in terrazza sotto gli ombrelloni a righe rossi e bianchi e una vera chicca tra classico e contemporaneo.
D’estate, invece, suggerisco sempre Napoli e la Costiera Amalfitana, magari facendo prima tappa a Firenze, una città perfetta per un paio di giorni, da esplorare interamente a piedi e a Roma, ovviamente, meta imprescindibile per la sua storia e la sua bellezza. Napoli resta una città straordinaria per cultura, cibo e atmosfera. Non si può saltare.
Torniamo a Milano. Dove andiamo?
Per un giro a piedi, consiglio sempre quello che chiamo il “triangolo delle Bermuda” di Milano: Montenapoleone, Brera e le vie dello shopping. Passeggiare in queste zone significa immergersi nell’essenza della città, tra boutique esclusive, locali eleganti e un’atmosfera unica. Di giorno è perfetto per una camminata, mentre la sera suggerisco una tappa sui Navigli, che dopo Expo sono diventati ancora più affascinanti. Oggi è il luogo ideale per un aperitivo, con una miriade di locali affacciati sull’acqua. È un’area più giovanile, certo, ma molto suggestiva e piacevole.
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Ci riveli qualche indirizzo segreto? Quali sono i tuoi posti preferiti a Milano?
Per quanto riguarda i ristoranti, c’è un posto che consiglio sempre: La Latteria San Marco. Non è proprio una chicca segreta, perché è famosissima, ma mantiene un’anima autentica. Si tratta di una storica trattoria a gestione familiare, che ha chiuso per un periodo e poi è stata rilevata dalla famiglia Loro Piana. Ha pochissimi coperti e non si può prenotare. Qui, a pranzo, si mangia proprio il classico piatto di mamma, semplice e genuino. È un posto molto amato nel mondo della moda, quindi capita spesso di vedere volti noti, ma attenzione perché normalmente ha la fila fuori!
Se invece si cercano ristoranti nuovi e di tendenza, Milano offre un’infinità di opzioni. Casa Fiori Chiari è un locale nuovo che è già diventato un must in città. Un’altra scelta iconica è Langosteria, nella sede storica in Via Savona, che resta sempre una garanzia.
E poi sono molto felice perché finalmente anche a Milano hanno aperto i club privati, cosa che ha contribuito a renderla ancora più internazionale. Penso a Cipriani o The Wild. Qui puoi fare aperitivo, cenare e ballare in un ambiente raffinato ed esclusivo. Perfetto per chi, come me, non ha più voglia di fare notte fonda nei locali.
La nostra ora con Luca Rubinacci finisce qui. È stata una chiacchierata intensa, in cui abbiamo percepito tutta la sua passione per la sartoria italiana e scoperto che, oltre a essere un grande sportivo, è anche un viaggiatore appassionato, amante dei viaggi di prossimità.. Ogni weekend è sempre in giro per l’Italia, alla scoperta delle sue meraviglie. Un incontro ricco di stile, passione e avventura. Grazie, Luca, per aver condiviso con noi il tuo mondo. Alla prossima!