Un’antica città di provincia e una scrittrice talentuosa. Viaggio tra letteratura e luoghi incantati alla scoperta di un legame speciale.
Treia, la cittadina nei dintorni di Macerata famosa per la Disfida del Bracciale, fa da sfondo a una delle opere più originali della letteratura italiana del XX secolo.
La sua autrice, Dolores Prato, ha saputo tratteggiare uno spaccato di vita autentico e fedele del borgo affacciato sulle colline marchigiane.
Sfogliarne le pagine, magari mentre si sta seduti su una panchina in piazza della Repubblica, balcone panoramico e cuore pulsante del paese, è come sbirciare dalla fessura di una porta aperta su un mondo parallelo. Dall’altra parte c’è un universo in cui passato, dimensione letteraria e presente si fondono come per magia. Te lo raccontiamo qui.
Treia vista da Dolores Prato. Un viaggio d’autore
Tra le strade e i vicoli fiancheggiati da palazzi e chiese in pietra e mattoni, la presenza di Dolores Prato si avverte ancora forte e chiara. Quello della scrittrice nata a Roma nel 1892 non è un nome che è rimasto confinato sugli scaffali delle librerie treiesi.
Qui non c’è un luogo che non restituisca qualcosa di lei e della sua poetica: piazza della Repubblica, che descrive come “la più bella piazza pensile del mondo”; i paesaggi sulle colline marchigiane che, diceva, avrebbero incantato anche Leopardi; il monastero della Visitazione, dove studiò da ragazzina.
Alzando lo sguardo a una finestra a caso di una palazzina qualunque, sembra di poter spiare gli sguardi d’intesa tra la figlia del macellaio e la sarta, al centro delle chiacchiere di paese. Osservando dei bambini giocare, pare di udire la stessa filastrocca che Prato era solita canticchiare e di cui, ormai adulta, non ricorda più le parole. Passando fuori dalla “casa del beneficio”, dove visse da bambina, quasi la si vede seduta ai piedi del portone, o intenta a controllare quanto stia crescendo in altezza.
Volti, atmosfere, aneddoti e scorci paiono ancora oggi gli stessi che popolavano la quotidianità della giovane Dolores.
Giù la piazza non c’è nessuno, una fotografia di Treia
Dolores Prato è stata una delle scrittrici italiane più audaci e singolari del secolo scorso. Il romanzo autobiografico Giù la piazza non c’è nessuno, la sua opera di maggior rilievo, è una fotografia dettagliata della vita di provincia agli inizi del Novecento, un racconto emozionante in cui Treia è restituita con descrizioni vivaci, accurate e realistiche.
A Treia vive dai cinque ai diciotto anni, un periodo di crescita e formazione che trascorre ospite di uno zio prete e di una zia nubile. Sulla facciata di quella casa, un’abitazione a due piani su via Garibaldi, oggi c’è una targa che le rende omaggio. Il suo talento, tuttavia, fu pienamente riconosciuto soltanto dopo la morte.
Giù la piazza non c’è nessuno viene pubblicato da Einaudi nel 1980. Dolores Prato ha 88 anni, ma in quel volume così vivido di immagini ed emozioni c’è tutta la sé bambina. Ricordi, personaggi e vicende sono messi insieme con descrizioni lunghe e nitide e finiscono nero su bianco in uno stile non convenzionale e dal ritmo incalzante.
Non le piace che il libro esca in un formato ridotto, meno di 300 pagine. Il titolo tuttavia diventa subito un caso letterario e ottiene la targa d’argento al premio Lerici-Golfo dei poeti.
Muore nel 1983 ad Anzio. Nel 1997 arriva finalmente l’edizione integrale e ne scaturisce un successo a cui non assisterà. Seguirà la pubblicazione postuma di altri scritti, come Scottature (1998) e Sogni (2010).
Il Centro Studi Dolores Prato di Treia
I treiesi coltivano con affetto il ricordo di Dolores Prato, considerata una figura simbolo della dell’identità culturale di Treia, quasi una presenza familiare.
Il Centro Studi Dolores Prato, ospitato all’interno del Teatro Comunale di Treia, in piazza Arcangeli, ne custodisce l’eredità.
Qui sono conservate tutte le opere della scrittrice romana, insieme a fotografie d’epoca, manoscritti originali, articoli di giornale, oggetti personali. È un luogo della memoria dove si tiene vivo il lascito di una grande firma della letteratura italiana a lungo sottostimata.
Nel centro è presente inoltre una postazione digitale per consultare l’archivio e accedere a moltissimi documenti, testi, immagini e recensioni.
Premio Letterario Dolores Prato - Città di Treia
Gli omaggi dedicati a Dolores Prato, alle sue opere e al legame indissolubile con Treia sono numerosi.
Negli anni passati, il Festival Giù la Piazza ha avuto il merito di promuovere giornate di incontri, spettacoli ed escursioni sotto il segno della scrittrice che meglio di tutti ha saputo catturare l’anima di questa bella cittadina marchigiana.
Nel 2024 è stata la volta di Treia Racconta Dolores Prato, una tre giorni di spettacoli teatrali, mostre ed eventi culturali incentrati sulla figura di Prato e sul capolavoro ambientato a Treia.
A queste iniziative si aggiunge il Premio Letterario Dolores Prato - Città di Treia, un tributo attivo alla memoria di Prato, che da un lato ne onora il ricordo e dall'altro dà slancio a talentuose autrici emergenti. Nato nel 2022 da un’idea della giornalista Lucrezia Sarnari, il progetto accende i riflettori sul punto di vista femminile nella letteratura ed è riservato alle autrici italiane che hanno pubblicato un’opera nei dodici mesi prima dell’uscita del bando.
Dolores Prato, la scrittrice di culto stregata da Treia
Treia è per Dolores Prato luogo di memoria, ma anche e soprattutto “terra del cuore e del sogno”.
Vi giunge bambina, affidata dalla madre alle cure di due anziani cugini. Il padre, un avvocato calabrese, non l’ha mai riconosciuta.
Dal 1905 al 1911 frequenta il collegio salesiano, un prestigioso educandato per ragazze di buona famiglia. Racconta di quell’esperienza nell’autobiografico Educandato, scritto negli anni Settanta.
Lascia Treia per frequentare l’università a Roma, dove si laurea in lettere. È costretta ad abbandonare la carriera da insegnate a causa delle leggi razziali del 1938: per le autorità fasciste il suo è un cognome di origine ebraica. Si dedica quindi a lavori precari e, nel mentre, l'abitazione di via Fracassini, dove vive dal 1936, diviene un ritrovo per intellettuali antifascisti.
Il ricordo di Treia non la lascia mai. A Roma scrivere per alcuni giornali e pubblica a sue spese il primo romanzo, Nel paese delle campane, 1963. Poi inizia a mettere insieme i pezzi della giovinezza e a dare forma quello sarebbe stato il suo capolavoro, Giù la piazza non c’è nessuno.
Il mondo della letteratura la scopre tardi, Prato otterrà i giusti meriti solo in età avanzata. Il pieno riconoscimento arriva postumo, con l’uscita della versione integrale del suo poderoso romanzo autobiografico. Lascia la sua firma nella letteratura italiana e il segno su un’intera cittadina che non l’ha mai dimenticata. E dove oggi riposa.
Treia, un concentrato di cultura nel cuore delle Marche
Treia è un rifugio di quiete e bellezza in cui la cultura fa da filo conduttore che unisce la comunità e attira chiunque sia in cerca di esperienze profonde e significative, ma anche divertenti e stimolanti.
Oltre al legame con Dolores Prato, che si celebra con iniziative come i festival, le passeggiare d’autore e il premio letterario, c’è un ricco patrimonio fatto di storie e tradizioni che vale la pena conoscere.
L’esempio più noto è sicuramente la Disfida del bracciale. L’evento sportivo dedicato al gioco del pallone col bracciale è una rievocazione storica unica nel suo genere. Durante i dieci giorni di festeggiamenti il paese cambia volto, riempendosi di suoni e colori e vestendosi alla maniera dell’Ottocento.
Concerti e spettacoli affiancano i riti religiosi del San Patrizio Festival e l’iniziativa Giardini di Marzo, con arredi floreali e installazioni verdi che trasformano il centro storico in un grande giardino.
Quando non ci sono eventi in programma, sagre o feste padronali all’orizzonte, Treia incanta con paesaggi e atmosfere che avvolgono quegli stessi luoghi che contribuirono alla formazione di Dolores Prato.